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Il ‘maledetto’ Frosinone

Il buon Claudio Lotito  sul Frosinone (e il Carpi) ha fatto repentinamente marcia indietro, smentendo di fatto quanto affermato mesi fa quando solennemente profetizzava come ‘tragedia’ la promozione in A delle due squadre. I tifosi...

Monica Valendino

Il buon Claudio Lotito  sul Frosinone (e il Carpi) ha fatto repentinamente marcia indietro, smentendo di fatto quanto affermato mesi fa quando solennemente profetizzava come 'tragedia' la promozione in A delle due squadre. I tifosi laziali ed emiliani, alla fine, l'hanno adottato sperando in altre previsioni, magari sullo scudetto.

Per ora si godono la Serie A. Un po' di più il Frosinone, meno il Carpi, ma entrambe per ora hanno dimostrato che possono anche ferire.

Su una cosa aveva ragione Lotito, però: a livello mediatico la Serie A così com'è non interessa. Hai voglia a cercare di promuoverla, e gonfiare i diritti tv facendo credere che più li paghi, più il prodotto vale. Non è così. La massima categoria è scarsa e i tifosi delle cosiddette medio piccole devono iniziare  preoccuparsi: quando la guerra intestina e sotto traccia che si sta consumando in  lega sarà conclusa, non ci meraviglieremmo che qualche ben pensante non possa andare avanti col progetto di SuperLega, quella riservata solo a chi lo merita (economicamente).

Non è un'idea strampalata. Il buon Aurelio De Laurentiis tra una sparata sul San Paolo e un'altra, più o meno un anno fa annunciava candidamente il progetto:  "E' un sistema sballato, bisognerebbe fare una grande Champions con 6 squadre dei migliori paesi. Serve un A con 16 squadre, a questo punto si potrebbe giocare meglio la Coppa Italia, si potrebbe giocare meglio in Europa e saremmo più competitivi. Io non capisco questa retorica da quattro soldi. La Federazione e Abete rendono le cose punitive e impossibili. La A è diventato campionato minore per colpa della legge Melandri".

Insomma addio ai sogni di gloria del Frosinone e di molte altre, Udinese compresa. Perché il ridimensionamento del club bianconero, anche se non dichiarato, è emerso nelle parole di Pozzo Jr.: "E' cambiato il mercato e noi siamo pronti a cambiare rotta. Una volta dalla C arrivava il Giannichedda di turno, poi bisognava andare in Brasile o in Cile a scovare talenti, adesso il target è quello del calciatore già noto, più esperto e che sceglie Udine per la “ripartenza” della sua carriera. Per meritarsi un'altra chances in una big ad esempio". Il che tradotto in termini semplici significa tornare indietro negli anni, quando per sopravvivere in a si cercava il giocatore esperto, piuttosto che tentare altro.

Il Frosinone, però, ha dimostrato che con pochi mezzi si può sognare e per questo va ammirato questo club.

Al 'Friuli' arriva una squadra che vale 28 milioni, contro una - quella bianconera - che ne vale 77. Il Frosinone ha solo 7 stranieri (il 28 per cento della rosa), contro una multinazionale che ne ha 23 (il 79 per cento). Il giocatore del Frosinone più quotato è quel Nicolas Castillo cercato a lungo dall'Udinese in passato (vale 3 milioni).

Entrambe, però, hanno in comune una cosa: a livello mediatico non tirano nulla, a meno che non giochino contro la Juve o simili. Tra le gare meno viste della Serie A appaiono ben  a testa sono per i laziali e per i bianconeri. E questo da ragione a Lotito e i suoi compari. Peccato che sul campo non ci vanno i media o i loro valori, ma i giocatori.

E solo quelli che hanno voglia di sporcarsi le mani, di sudare, possono fare risultato. Il Frosinone arriva a Udine con 7 punti, uno in meno dei Friulani. Questo conta e l'Udinese deve evitare di farsi venire 'l'otite', pensando che basti il nome per fare risultato. Se la squadra di Colantuono approccia male la partita, hai voglia a parlare di effetto Friuli.

Il punto è uno solo: lo sport è bello finché regala emozioni e se i padroni del vapore non lo capiscono rischiano di perdere tutto. Qualcuno a Udine pensa che la crisi sia davvero l'unica spiegazione di uno stadio vuoto, anche se rifatto. No, non è solo questo: il fatto è che troppa commercializzazione del prodotto ha allontanato le persone, specie i più giovani. Al 'Friuli' l'età media degli spettatori è suo 40 anni. Manca una generazione, quella che deve essere riconquistata. Ma non con i lustrini, ma con lo spirito che ha reso popolare questo sport, quello che ti fa pensare che ogni impresa può avvenire se davvero ci credi. Il Frosinone incarna questo spirito, per questo comunque vada verrà applaudito. Alla faccia di Lotito & C.

Perché come dice il grande Danilo Callegari (lui si che sta facendo un'impresa epica in Africa), 'ogni limite è solo nella nostra testa'. Solo che nel calcio a qualcuno fa fa comodo mantenerli tali.

 

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