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Il modello friulano a Milano

E’ tempo di crisi un po’ per tutti e anche per le grandi squadre del nostro campionato diventa fondamentale cercare di ridurre le spese ritenute superflue, ma con la necessità di non diminuire il proprio livello di competitività che può...

Monica Valendino

E’ tempo di crisi un po’ per tutti e anche per le grandi squadre del nostro campionato diventa fondamentale cercare di ridurre le spese ritenute superflue, ma con la necessità di non diminuire il proprio livello di competitività che può avere la conseguenza di far calare ulteriormente gli introiti. Il ‘modello Udinese’, che da molti addetti ai lavori viene definita un esempio di società virtuosa, può essere quindi la strada da seguire anche per Milan e Inter che per motivi differenti stanno affrontando una delle fasi più difficili della loro storia e per questo faticano a tornare ai vertici della classifica come accadeva fino a qualche anno fa.

Il club friulano, infatti, ormai da tempo può contare su una vasta rete di osservatori in grado di individuare giovani talenti, spesso sconosciuti ai più, in ogni parte del mondo che possano poi essere valorizzati al meglio nel nostro campionato contando proprio su quello che è il DNA tipico dell’Udinese, ovvero fare un campionato senza troppe pressioni ottenendo il prima possibile una salvezza tranquilla e spesso stupire per il traguardo ottenuto alla fine. Grazie a questo modo di agire sono poi state tante le squadre importanti che hanno voluto puntare sui campioncini scoperti al Friuli, a partire da Bierhoff, Helveg e Jankulovski del Milan fino ai più recenti Handanovic, Asamoah e Isla (quest’ultimo però con poca fortuna a Torino) nel caso di Inter e Juventus.

Trattare con i dirigenti dell’Udinese, però, si sa, è spesso tutt’altro che semplice e così nella maggior parte della situazioni chi è passato dai bianconeri a un altro club lo ha fatto con un esborso economico non da poco richiesto alla squadra che ha poi acquistato il cartellino a conferma di come la gestione della famiglia Pozzo sia adatta a valorizzare anche sul piano economico i giocatori.

A questo punto una domanda sorge spontanea: perchè non esportare anche a Milano in questo periodo di magra l’esempio friulano? I benefici che potrebbero derivare da questa politica sarebbero certamente evidenti: addio ai parametri zero e ai prestiti a cui finora si affidano prevalentemente rossoneri e nerazzurri per dare spazio a un progetto di più ampio respiro con giocatori giovani che possano ridare entusiasmo alla piazza per sviluppare in loro un attaccamento alla maglia che manca certamente in chi sceglie la sua nuova squadra solo in base al portafoglio e al contratto più accattivante. Questo pensiero in casa Milan era stato rilanciato poco più di un anno fa proprio da Barbara Berlusconi che non condivideva più il modo di agire di Adriano Galliani basato soprattutto su procuratori amici e ‘occasioni di mercato’ che spesso hanno finito per appesantire le casse di via Aldo Rossi, ma almeno per ora la strada scelta dal presidente sembra essere diversa e si dovrà ancora attendere per cambiare davvero. Sull’altra sponda del Naviglio, quella interista, invece, a fare da freno al cambiamento ci sono i noti problemi di bilancio, ma il presidente Thohir ha già detto addio da tempo a spese folli e spesso senza senso per lasciare spazio a una gestione più oculata e coscienziosa, anche se per tornare a vincere la strada è ancora lunga.

Ilaria Macchi - Milano

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