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La gara più triste

Ci sono partite (quella di domenica scorsa) assolutamente inutili; altre (quella di oggi) che nessuno vorrebbe giocare. A parte il doveroso omaggio a Daniele Conti di Bruno, che dopo sedici anni di onorata militanza casteddaja viene giubilato dal...

Franco Canciani

Ci sono partite (quella di domenica scorsa) assolutamente inutili; altre (quella di oggi) che nessuno vorrebbe giocare.

A parte il doveroso omaggio a Daniele Conti di Bruno, che dopo sedici anni di onorata militanza casteddaja viene giubilato dal nuovo ordine rossoblù, succeduto al discusso Cellino (e subito autore di una retrocessione in B, serie che a Cagliari non mancava dal 2004), c’è poco o nulla da aggiungere.

Nulla per i rossoblù di casa, che fra le mura del nuovo Sant’Elia ne han perse 11 su diciassette, totalizzando tredici punticini; nulla per i bianchi e neri, che contano le ore alla fine di questo tormento di stagione, della quale sono stati assoluti e in buona parte giustificati (dalla società) responsabili. Ancora meno, o forse tantissimo, conta per Andrea Stramaccioni, che saluta la compagnia dopo averla guidata una stagione in chiaroscuro.

Non saprei proprio cosa augurarmi, dalla gara di. L’ennesima sconfitta non toglierebbe né aggiungerebbe alcunché ai giudizi, spesso (meritatamente) tranchànt riservati alle prestazioni troppo spesso scadenti dell’Udinese calcio. Una vittoria saprebbe d’amaro, cosa sarebbe dovuto accadere e non è stato, va’ a capire come mai. Probabilmente finirà pari, tanto le scuse e le spiegazioni sono già pronte all’uso: “tipica gara di fine stagione”, “il caldo ha tagliato le gambe ai giocatori (anche a 20 gradi come domenica passata)”, “gara difficile, buona prestazione contro una formazione che avrebbe meritato ben altri traguardi (saranno felici quelli che si sono salvati)”.

E la gara in disputando alle ore diciotto nel sud dell’isola sarda lascerà in molti di noi il rammarico perché la prossima stagione, gia di per sé piena di punti di domanda, ne recherà uno in più: quello in panca. Ma ne parleremo già lunedì. Preparate gli elmetti. Non si può essere sempre democraticamente gentili.

Perdonatemi ora un piccolo diversivo, legato all’ennesimo arbitro semi-esordiente affibbiato all’Udinese a sancirne la sua totale inutilità, arrivati a questo punto, in seno al campionato: dirigerà Manganiello Gianluca, pinerolese che l’anno passato fu impiegato in massima serie una sola volta. Da Abisso a Manganiello, evidentemente (nomine omen) anche la CAN vuole significare che, raggiunto il picco minimo, ai bianchi e neri vadano riservate talune mazzate.

Che vi devo dire, eroi (?) miei bianchi e neri: dignità. Almeno la dignità.

Mi si permetta infine un lieve accenno a chi non c’è più. In quella serata d’estate del 2006 c’ero anch’io, vicino al papà, quando il Milan salì in tribuna a dirgli che stesse calmo, che Matteo aveva avuto un incidente, che era in ospedale e sarebbe stato meglio ci fosse andato anche lui... Poi guardò noi, una volta corso via Boldarino, e con una lacrima e senza una parola scosse la testa. Minuti di silenzio, fra i più lunghi della mia vita, capimmo e non dicemmo nulla.

È bello, dopo nove anni, che l’Udinese continui a onorare la memoria di Matteo con una partita disputata a Rivolto. Un gesto nobile, di fronte al quale mi tolgo il cappello e porgo deferente il mio inchino. Anche nel nostalgico pensiero di un angelo volato in cielo davvero troppo presto.

Franco Canciani @MondoUdinese

DI LA TUA. COLANTUONO: IL NOME GIUSTO?

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