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La ruggine ritorna sempre. E i gufi ci godono

Chi lavora di scalpelli racconta sempre che prima di togliere la ruggine ce ne vuole, serve poi un buon antiruggine e una bella ripassata di vernice. Sempre con la paura che ritorni, un po’ come la muffa. L’Udinese ha vecchie ruggini che...

Monica Valendino

Chi lavora di scalpelli racconta sempre che prima di togliere la ruggine ce ne vuole, serve poi un buon antiruggine e una bella ripassata di vernice. Sempre con la paura che ritorni, un po’ come la muffa. L’Udinese ha vecchie ruggini che sembrano non volersi staccare. Lo abbiamo sottolineato già da alcune settimane: a  volte i due ultimi anni di Guidolin, con il 3-5-1-1 e un baricentro basso che per molti era semplicemente abbinato alle vie centrali del capoluogo pugliese, ha cerato parecchi danni. Quelle 8 partite finali di due stagioni fa, in fondo, hanno mascherato talmente bene la ruggine che sono sembrate una marcata passata di vernice su problemi che non si risolvevano così facilmente. Fu miracolosamente Europa, ma l’anno dopo tutto emerse con prepotenza. Spogliatoio non unito, squadra che prendeva sempre più la mentalità (involuta) del suo tecnico, tanto che Pozzo alla fine ha cambiato tutto proprio perché, con ritardo, ha capito che un ciclo era finito, che Guidolin dopo 2 anni fantastici e uno già in declino nonostante il risultato finale, aveva chiuso un ciclo.

Purtroppo però molti giocatori sono rimasti e Stramaccioni, da buon carpentiere qual’è sa bene che le rivoluzioni si fanno pian piano: ha cercato, assieme a Stankovic, dapprima a lavorare sulla mentalità, poi sul modulo, poi ha tolto qualche vecchio elemento, non perché non serva, ma perché per costruire una nuova casa serve legna nuova.

Purtroppo circostanze varie hanno costretto spesso a confrontarsi con la dura realtà: l’Udinese che passi in vantaggio o meno, rimane un controsenso. Se passa in vantaggio prende paura e arretra tutti per difendersi, se passa in svantaggio tira fuori la grinta, ma non sempre basta. Così era, così sembra essere.

Con Di Natale che quest’anno a confronto dell’anno scorso fa la differenza. I punti, sia ben chiaro, sono meritati perché chi segna non ha importanza, alla fine se Totò è arrivato a quota 200 il merito sarà anche dei compagni?

Però ciò non toglie che qualche problema vine proprio dal fatto che in mezzo per ora c’è stato solo un gol (quello di Fernandes), la qualità c’è, ma è in divenire. Oltre tutto l’attacco è corto da tempo, Strama avvertiva da mesi di questo problema, che la società forse ha sottovalutato troppo frettolosamente sperando in Muriel. Che purtroppo per lui e per la squadra ha molti problemi, e azzardiamo che oltre a quelli fisici che tutti conoscono (e che quest’anno sono figli di traumi), porta con sé una pressione psicologica che non arriva a gestire. Vedremo quando torna, ma per quella volta Aguirre (dicono un gran bene di lui), sarà bianconero per dare una mano. Forse, chissà anche Rovini arriverà di nuovo a rimpolpare il reparto trequartista che vede Kone titolare, ma che deve smaltire tutte le tossine della nazionale sia recenti sia dei mondiali. Poi il triste portoghese Fernandes, l’ombra del giocatore ammirato l’anno scorso: forse sperava di avere di più, a ma è qui che un giocatore deve tirare fuori i cosiddetti.

Nulla da dire sulla difesa: a quattro tiene, oddio, qualche sbandamento c’è, ma è imputabile al fatto che la mediana arretra talmente che mette in difficoltà i compagni inducendoli a errori a volte banali. Poi 4 gol tra Genoa e Chievo sono davvero i cosiddetti ‘tiri della domenica’, per cui tutto va valutato con razionalità.

Rimane però che qualcosa vada fatto: come si riuscirà a rendere meno impaurita questa squadra sta a Strama, Deki e a Carnevale (occupato molto all’estro, ma sempre determinante nello spogliatoio). In fondo 18 punti, a meno 3 dalla squadra di Guidolin che arrivò terza, sono quello che conta. Il resto è lavoro, lavoro, lavoro, ma le basi ci sono e questo è consolante.

Attenzione, come già detto, ai gufi: non tanto tra la gente che sembra davvero aver ritrovato la voglia di tifare bianconero, ma tra chi vuole avere il patentino da allenatore pur avendo un altro tipo di tesserino.

I giudizi sono tutti rispettabili, ma a volte sembra di respirare aria di pregiudizio. E questo sarebbe un danno più grave dei pochi gol fatti dalla mediana.

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