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L’Udinese aspetta il regalo Di Natale

L'Udinese a caccia di punti per la classifica e per convincere Di Natale a non smettere. 'Sa tutto il presidente', dice. Il quale potrebbe fargli un regalo

Monica Valendino

L’Udinese per passare un Natale sereno ha bisogno di una sola cosa, anzi due: punti e chiarezza da parte di Capitan Di Natale. E forse le due cose non sono poi tanto distanti, nel senso che se i bianconeri fanno punti con Inter e Torino, e magari avanzano in Coppa Italia contro la Lazio, allora anche Di Natale potrà ritrovare quell’entusiasmo che sembra spento.

Del resto lo si può capire: ha dato tanto, diciamo pure tutto a questi colori, a questa città. E forse per l’ultimo anno di carriera sperava di potersi togliere qualche ultima soddisfazione, non di certo sentirsi fischiare perché sbaglia un gol o perché ne segna meno. Ma chi lo critica, forse, si dimentica una regola basilare del calcio: un attaccante segna se c’è chi lo mette nelle condizioni di farlo.

La squadra è migliorata senz’altro sotto il profilo del gioco e del carattere, ma la qualità rimane quella che è. Inutile illudersi troppo anche se il campionato è talmente mediocre che guardare alla sinistra della classifica non è di certo azzardato.

Forse Di Natale, che ha messo tutto nelle mani di Paròn Pozzo, aspetta proprio da lui la risposta: già in estate, forse, si era illuso che la squadra venisse rinforzata, forse un Fabio Quagliarella già allora era gradito, come compagno e come erede di una dote che in pochi possono permettersi di raccogliere.

Proviamo a fare un gioco alla Fantacalcio: da allenatori, con questa rosa, un 3-4-3 (ma anche un 4-3-3) con Quagliarella, Thereau, Zapata e a supporto Di Natale non sarebbe mica male? In fondo due mediani di copertura ci sono (Badu e Iturra), certo Lodi verrebbe sacrificato, ma è anche vero che non sempre occorrerebbe schierarsi con tre attaccanti. Siamo sul piano della fantasia, d’accordo, ma quella voce proveniente da Torino che sussurra un contatto per Fabio aiuta a crederci. In fondo siamo a Natale ed è di questi tempi che si realizzano i sogni.

Ma prima di arrivare al mercato serve fare punti: l’Inter arriva a Udine con la nomea di squadra non di certo spettacolo, ma solida come poche. Ricorda in parte quella del Trapdei record. Era l’anno di grazia 1989 e i nerazzurri schiacciarono il campionato arrivando a 58 punti (allora la vittoria ne valeva due e c’erano 18 squadre), ma slavo qualche vittoria strepitosa (sei reti al Bologna), quell’Inter era fondata su una fase difensiva impenetrabile, come oggi.

Il punto è che l’attacco dell’Udinese fatica terribilmente: segna troppo poco e non si capisce quanto ci sia di carente negli attaccanti e quanto in chi gli sta dietro. Di certo Aguirre è ancora grezzo, di certo Thereau non è mai stato uomo d’area, di certo Di Natale non può fare miracoli a 38 anni, di certo dietro manca ancora qualcosa.

Si cerca  troppo poco il fondo, si gioca ancora troppo per vie centrali. Il pressing aiuta a rubare parecchi palloni e a mettere in crisi gli avversari (vedi Fiorentina e anche Napoli), ma poi c’è l’impressione che non sempre si sappia ancora che fare del pallone tra i piedi.

Con l’Inter che di palloni ne regala pochi la partita sembra a scacchi: ogni mossa dev’essere fatta pensando alla risposta dell’avversario.

Di certo non fare punti per l’Udinese significherebbe dover guardare la domenica sportiva con attenzione, sperando nelle disgrazie altrui. Non è così che vorremmo il Natale, non è così che si convince Di Natale. Sempre che Totò non abbia davvero già preso la sua decisione e i motivi non siano solo legati alla squadra.

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