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Non dimentichiamoci che… il calcio è anche rosa

ROME, ITALY - OCTOBER 13:  The soccer school girls attend the 'Azzurre Per Un Giorno' FIGC event during the Italy U19 women training session on October 13, 2016 in Rome, Italy.  (Photo by Paolo Bruno/Getty Images)

Nel giorno della Festa della Donna, puntiamo il dito contro i pregiudizi che ancora sopravvivono nel sistema calcio in Italia. Qualche passo avanti è stato compiuto, ma la strada rimane in salita. Eppure le donne meritano una chance

Castellini Barbara

La Festa della Donna rappresenta sempre un'occasione di riflessione importante, in tutti gli ambiti. Compreso quello sportivo dove, in taluni casi, le donne faticano a trovare la loro collocazione, relegate al ruolo di comparsa o poco più. In Italia, per esempio, il mondo del calcio per decenni ha ignorato o sottovalutato la presenza femminile e tuttora alcuni preconcetti resistono. Eppure anche le donne dovrebbero avere il diritto di innamorarsi del pallone, di frequentare valide scuole calcio, di poter accedere al professionismo e di sognare, come i loro colleghi maschi, di poter indossare un giorno la maglia della Nazionale. Perchè il calcio, come recita il claim della Lega Serie A, è di chi lo ama, siano essi uomini, donne, bambini, tifosi, commentatori...

La Federcalcio recentemente ha individuato un percorso da intraprendere, ma la sensazione è che si tratti di un sentiero ripido e faticoso, percorribile solo attraverso piccoli

REGGIO NELL'EMILIA, ITALY - MAY 26:  The players of Olympique Lyonnais celebrate a victory at the end of the UEFA Women's Champions League Final VfL Wolfsburg and Olympique Lyonnais between at Mapei Stadium - Citta' del Tricolore on May 26, 2016 in Reggio nell'Emilia, Italy.  (Photo by Marco Luzzani/Getty Images)

passi e diverse soste. Il cambio di rotta tuttavia è in atto, ma dovranno essere coinvolte più generazioni prima che si completi (sempre che la volontà di realizzarlo sia reale e non solo dettata da scelte programmatiche, il dubbio purtroppo c'è). Due sono gli ostacoli principali alla crescita del movimento: i pregiudizi e la mancanza di investimenti (che, in parte, è una conseguenza del primo). Per sviluppare una progettualità a lungo termine, è indubbio che sia necessaria una pianificazione economica importante, ma l'Italia, così come per quanto concerne la scuola e la formazione superiore, è parecchio in ritardo rispetto ad altre realtà, anche molto vicine. Attualmente sono circa tre i milioni di euro che la Federcalcio investe ogni anno nel calcio femminile. Praticamente la federazione mantiene un intero movimento con lo stipendio annuo di un calciatore di prima fascia. In Francia la cifra si aggira intorno ai 10 milioni di euro, in Inghilterra si sale a 20.

E proprio in queste nazioni, alle quali si aggiungono non solo Danimarca, Finlandia, Svezia, Norvegia, Olanda, Germania, ma anche Stati Uniti, Canada, Brasile, Giappone, Corea del Sud,... il professionismo è ormai consolidato, così come l'inserimento dello sport all'interno delle attività scolastiche. E ciò ha consentito di far lievitare notevolmente i numeri. Basti pensare che attualmente in Italia le atlete tesserate risultano quasi 20 mila (cifra piuttosto esigua considerando che il calcio è lo sport nazionale per eccellenza), mentre in Danimarca si aggirano intorno alle 70mila, in Inghilterra sfiorano le 90mila, in Francia superano le 170 mila, fino ad arrivare in Germania dove sono 250mila le calciatrici regolarmente iscritte. Non è un caso, dunque, che nessun club di casa nostra sia mai riuscito a disputare una finale di Champions League, competizione istituita dall'Uefa nel 2001. E' presumibile che ci vogliano ancora diversi anni prima di poter primeggiare in Europa e nel mondo. D'altronde è come se oggi il Benevento affrontasse il Real Madrid: potrebbe anche vivere una serata di gloria, ma per battere i Galacticos, non bastano le buone intenzioni.

VERCELLI, ITALY - SEPTEMBER 20:  Alia Guagni (L) of Italy celebrates a goal with team mates during the UEFA Women's Euro 2017 Qualifier Group 6 match between Italy and Czech Republic at Stadio Silvio Piola on September 20, 2016 in Vercelli, Italy.  (Photo by Valerio Pennicino/Getty Images)

Così come non è sufficiente aver obbligato i club di serie A ad "adottare" una squadra femminile per lo sviluppo del movimento. Esclusa la Fiorentina, che ha avviato un progetto piuttosto interessante ad ampio spettro, tutte le altre società sembrano molto timide nell'investire nel calcio in rosa. E il rammarico più grande è che tutti sono consapevoli che "basterebbe così poco". Di certo alle squadre maschili non mancano i mezzi, ma sicuramente mancano la convinzione e le motivazioni per compiere il passo decisivo. Nessun presidente vuole rischiare senza essere certo di un ritorno immediato. E così il calcio delle donne rimane ai margini. D'altronde meglio fare un notevole sacrificio per ingaggiare uno pseudo-campione da un gol a stagione...

Difficile, dunque, colmare un gap che nessuno vuole ridurre. E pensare che proprio pochi giorni fa la Uefa - impegnata in prima linea per il calcio femminile con un programma europeo che prevede uno stanziamento di 22 milioni di euro l'anno - ha redatto un report sullo stato di "avanzamento dei lavori" nelle federazioni europee per quanto concerne: programma di sviluppo, promozione, formazione degli allenatori, sistema arbitrale. Le sorprese non mancano, perchè accanto alle già citate Inghilterra e Germania, tra le realtà che meglio hanno recepito le direttive europee e che stanno investendo cifre importanti, figurano: Azerbaigian, Bosnia-Erzegovina, Estonia, Isole Faroe, Ungheria, Malta e Polonia. L'Italia? Non pervenuta. E ciò che spaventa è che questo non ci sorprende affatto.

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