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Oltre la siepe

Il cartello “lavori in corso”  è bene impresso in casa Udinese: lo si percepisce da come,  fine gara col Chievo, è stato accolto un pareggio che non aiuta di certo la classifica, ma offre spunti per il futuro prossimo venturo. da...

Monica Valendino

Il cartello "lavori in corso"  è bene impresso in casa Udinese: lo si percepisce da come,  fine gara col Chievo, è stato accolto un pareggio che non aiuta di certo la classifica, ma offre spunti per il futuro prossimo venturo. da Pinzi fino a Stramaccioni,  l'Udinese sembra proiettata sul futuro. Si lavora, si cerca di migliorare, ma si sa che quest ›anno troppe sono le componenti della rifondazione, per ottenere da subito risultati eclatanti.

Chi si attendeva effetti speciali si deve ‹ accontentare › di una squadra che fatica, che lotta e che raggiunge un pari che oggi come assume un valore diverso.

Si intuisce che si sta lavorando per il dopo Di Natale, che si sta cercando di capire chi tra le riserve sia o meno utile in un futuro non troppo lontano, si capisce bene che in fase di sottrazione l’Udinese non ha le qualità per imporsi, ma serve lo ‹ spunto › per trovare il gol.

Insomma vecchie problematiche, conosciute e non di certo dovute a chissà quali altre considerazioni.

Negli ultimi tre anni (sì anche il terzo di Guidolin per 3/4 è stato sulla falsariga di questo) la struttura ha patito: se Pozzo parla insistentemente di alzare l’asticella, vuol dire che ha capito che non si può sempre rifondare. A Strama è stato dato questo compito, con una città alle spalle che lascia vivere, ma che sta diventando anche ‹ smemorata › sulle sue vicissitudini anche recenti. Imporsi obiettivi importanti è fondamentale, ma quando si comincia qualcosa è doveroso sottolineare sempre che alti e bassi vanno a braccetto come il sole e la pioggia.

Ora non sarà tornato di certo il sereno dopo il pareggio al Bengodi, ma sicuramente le previsioni non portano a nubi. Serve equilibrio in campo, ma serve anche e soprattutto fuori: la logica di vivere alla giornata non porta frutti, o forse lo fa solo nell’immediato. Per creare serve soffrire, serve capire.

Ecco, quello che sta accadendo è questo. Soffrire e capire sono le parole d’ordine che ci accompagneranno da qui alla fine: in campo durante la settimana si valuta cosa può essere tenuto per formare la rosa dei 25 prossimi, la domenica è dedicata a consolidare alcune certezze, consapevoli che per questa Udinese è più difficile giocare con chi offre pochi spazi, piuttosto che con un Milan o un’Inter. Ora proprio le milanesi diranno se le ultime sconfitte sono archiviate: l’ossigeno è stato portato, nessuno (ribadito nessuno) a fine gara è sembrato scontento o impaurito del pareggio. Si va avanti, si guarda oltre la siepe.

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