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Oro nero

Lo chiamano l’oro nero, ovvero i ‘coloured’ che l’Udinese ha scovato qua e là nel mondo. Naturalmente le fortune di molti di loro sono state alterne,  Kwadwo Asamoah sta deliziando Torino dopo aver fatto lo stesso a Udine. Ma con...

Monica Valendino

Lo chiamano l’oro nero, ovvero i ‘coloured’ che l’Udinese ha scovato qua e là nel mondo. Naturalmente le fortune di molti di loro sono state alterne,  Kwadwo Asamoah sta deliziando Torino dopo aver fatto lo stesso a Udine. Ma con l’esplosione (prevista da molti) di Badu l’oro nero è di nuovo in forte ascesa in Friuli soprattutto grazie alla rete di osservatori che sono stati veri pionieri in questa ricerca del prezioso bene, andando a scovare nei campionati minori giocatori valutati poco o nulla – ma dalle grandi potenzialità anche per via del loro fisico – e quindi portati in Italia dove sia la società che gli stessi giocatori hanno davvero trovato l’oro anche se questo qualche volta, come vedremo, si è rilevato solo placcato tale.

I PRIMI. Proprio l’Udinese è stata tra le prime ad importarne uno: Gerry Barbadillo, anno di grazia 1985, peruviano che da Avellino giunse ad Udine per giocare 22 partite e segnare due gol e per stabilirsi in Friuli, dove tutt’oggi lavora per la società bianconera. Poi un vuoto di anni, anche per via delle regole pre-Bosman, per poi riscoprire quel filone che negli ultimi anni ha portato all’Udinese veri e propri campioni, ma anche giocatori da dimenticare o dimenticati. Ma il primo vero affare che l’Udinese ha fatto pescando nel pozzo africano è stato Mohammed Gargo, giunto in Italia in occasione del mondiale Under 17, nel 1991. Nella nazionale ghanese c’erano anche altri tre giocatori che grazie a Moggi e al Presidente del Toro Borsano vennero ingaggiati  per poco o nulla: si arrivò a parlare addirittura di sfruttamento minorile e intervenne il presidente federale Matarrese che bloccò tutto. Gargo girovagò l’Europa per tre anni per poi essere ingaggiato da Pozzo, ripagato con 7 stagioni, la prima qualificazione in Uefa, 88 presenze e due reti, ma anche con molti infortuni che ne hanno costellato la carriera anche dopo Udine, a partire dalla parentesi al Venezia.

LE STELLE. Tra i più forti africani arrivati a Udine va ricordato sicuramente Stephen Appiah, che nel 1997 lo nota ad Accra in Ghana in un torneo giovanile e lo porta in Italia: l’affare è sicuramente redditizio, visto che dopo tre stagioni in bianconero con 43 presenze e 3 gol viene ceduto a peso d’oro al Parma di Tanzi, che allora di oro (vero) ne aveva da spendere molto. Purtroppo la carriera poi non è stata all’altezza delle aspettative, anche se di opportunità (vedi Juve) ne ha avute. Un brutto infortunio l’anno scorso l’ha allontanato dai campi di calcio e di recente, dopo aver perso il treno Tottenham, è stato visto in Spagna, sotto mentite spoglie, allenarsi con i russi del Rubin Kazan cercando nel contempo di chiudere pure i conti con la giustizia italiana per via qualche centinaio di milioni di debiti non saldati.

Decisamente più fortunato Sulley Muntari, portato anch’esso giovanissimo a Udine battendo anche la concorrenza del Manchester United. Quel provino fatto in Inghilterra entrò così tanto nel cuore al ghanese da convincere alla fine l’Udinese a cederlo Oltremanica, al Portsmouth, che pagò per lui come per nessun altro in precedenza, dopo 113 presenze e 8 reti con l’Udinese. Ora vivacchia a fine carriera al Milan.

Stella per una sera fu anche Henok Goitom, l’eritreo-svedese che beffò l’Inter in zona Cesarini e che ora si sta facendo valere nella Liga spagnola.“ASA” 1 E 2. Gyan Asamoah è un altro ghanese che ha dato molte soddisfazioni, forse più economiche che sul campo, dato che è stato venduto la scorsa estate al Rennes per 8 milioni: non male per uno arrivato per quasi nulla dal Liberty all’Udinese, dove ha giocato 39 gare segnando 11 gol e rivelandosi attaccante dalle grandi potenzialità, ma anche molto fragile, in considerazione dei molti acciacchi subiti. Oggi è coinvolto in uno scandalo che lo vede incriminato addirittura di sacrifici umani.

I “BIG”. Oggi l’oro nero bianconero, in netta ascesa sui mercati nazionali e internazionali,  si chiama Badu, per l’appunto, tutto polmoni e agonismo, ma anche duttilità: lo si vede svariare a tutto campo, non disdegna andare al tiro. Soprattutto si è fatto amare da tutto lo spogliatoio per la serietà con cui affronta la sua avventura.

I DIMENTICATI  Christian Obodo, scovato nel Perugia di Gaucci, lanciato dalla Fiorentina e infine arrivato con Cosmi a Udine nel 2005, dove gioca la Champions nel primo anno, collezionando 6 gol, ma nelle ultime due stagioni anche parecchi problemi fisici. Molte speranze sono indirizzate anche sul giovane Odion Jude Ighalo, attaccante nigeriano che, se conferma in prima squadra quanto fatto vedere in Primavera, ha davanti a sé un futuro roseo.

LE DELUSIONI. Come tutti i cercatori di oro (nero), anche quello calcistico ha lasciato molti con un pugno di mosche in mano.

Ousmane Sanda,scoperto giovanissimo in Camerun dagli osservatori bianconeri e portato a 16 anni alla corte di Zaccheroni, dove totalizza qualche presenza in panchina senza mai scendere in campo per poi perdersi nelle serie minori.

Non diverso il destino di Abdoul Issah, Joachim Fernandez, Abdulaye Camara e Samuel Caballero, honduregno che comunque collezionò 25 presenze e 2 reti sotto con Ventura. Molto ci si aspettava invece da Siyabonga Nomvethe, arrivato nel 2001 e primo giocatore sudafricano a segnare ai Mondiali per il suo Paese: oltre a 19 presenze, non lo si ricorda per molto se non per la sua velocità, la stessa con cui poi venne venduto alla Salernitana. Uno dei tanti sogni non confermati: capita a chi cerca un bene che, come quello reale, è si va pian piano esaurendo.

LE SPERANZE . Wague e Alhassan sono i nuovi arrivati quest’anno: ancora poco per poterli giudicare, ma gli osservatori assicurano che ci sanno fare. Alahassan, del resto, lo ha mostrato a Latina dove lo rivorrebbero visto che per ora non trova spazio i Friuli

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