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Ritiriamoci!

Udinerse-Samp: a voi la partita chiave forse della stagione. Intanto ritiriamoci a parlare d'altro, non si vive di solo calcio, specie se oggi dobbiamo parlare di Udinese.

Monica Valendino

Ritiriamoci!  Ma sì, prima di un esonero è meglio provare la vecchia medicina del calcio, il ritiro coatto. Peccato che una volta, ai tempi in cui il calcio aveva ancora valori, serviva davvero a cementare (o almeno si tentava di farlo) una squadra a catafascio e disunita. Oggi tra telefonini sempre accesi con i procuratori che consolano i loro investimenti, videogiochi solitari, lingue diverse, alberghi in città o zone limitrofe e allenamenti nei soliti  campi, per l'Udinese si tratta solo di una grande, immensa, incommensurabile, immane, palla, come direbbe Alex Drastico (come mancano anche quei personaggi legati al calcio).

Oggi tutto da serio è diventato serioso, guai a oltraggiare la religione che frutta più di Scientology. Così la decisione del club bianconero (non si sa di chi, ma oramai è tutto in mano a Gino Pozzo e i suoi uomini di fiducia), ha decretato che con la Samp per vincere serve questo strumento coercitivo. Sarà.

Del resto che si può fare quando chi ha costruito la squadra si è dimenticato ancora  una volta che gli italiani non sono un vezzo ma una necessità. Che la spina dorsale della squadra manca dall'ultimo anno di Guidolin e dal primo e ultimo di Stramaccioni, il quale ha avuto solo la 'colpa' di avere una sfilza di infortunati da record.

Salvezza: ecco cosa si chiede a questa squadra. Ma con uno stadio nuovo, pardòn se lo chiediamo mestamente, non dovevano esserci almeno 10 punti in più? Non si doveva diventare più grandi attirando giocatori ambiziosi di calcare un impianto tra i più belli d'Europa. Non si voleva proprio l'Europa?

Invece ecco la solita campagna acquisti fatta di gente sconosciuta, ma soprattutto doppioni che poi si demoralizzano se non giocano. Cementarli in ritiro? Suvvia. Forse servirebbe più uno psicologo, ma nel calcio questa figura (già provata a aUdine) è vista come un medico per malati di mente.

No, signori, questi ragazzetti non hanno bisogno di psicologi. Hanno bisogno di capire che chi li va a vedere spende parecchi soldi per uno spettacolo indegno, che chi crede in valori come un club nel senso stretto del termine, si ritrova un grande supermarket, che chi vorrebbe bandiere in campo, al massimo può vedere le quattro dei calci d'angolo.

Paradosso: con la Samp Delneri ha vissuto l'ultima sua grande stagione arrivando in Champions. Oggi rischia l'esonero. Quagliarella ancora in grado di stupire e segnare tre anni fa aveva già detto sì all'Udinese, che invece lo reputò vecchio. Coincidenze.

Ma attenzione perché qui si scherza col fuoco. In difesa Danilo (infortunato) e l'olandese volante sono due corazzieri con agilità pari a zero, tanto che ci si aggrappa ai lanci lunghi. Angella è un discreto rincalzo, ma senza giocare con continuità non lo si può nemmeno giudicare, eppure sembrava esser tornato per questo. In mezzo Fofana è l'ombra di quello visto l'anno scorso: le cose sono due, o sente l'infortunio (allora non dovrebbe nemmeno entrare in campo) oppure sogna già altri lidi perché in estate il suo nome eccome se è circolato. Al pari di Jankto, l'unico ragazzo tutto d'un pezzo che tenta di tenere la mediana, ma uno scoglio non argina il mare. Tralasciamo pure gli altri, che per ora hanno fornito prestazioni che si trovano anche in Serie B.

In avanti Lasagna è un discreto uomo di movimento che vede la porta, ma non più di Thereau. Serviva un attaccante da 15 gol sulla  carta, invece dobbiamo guardare i dribbling di De Paul e la ruggine che tenta di essere scartata da Maxi Lopez. Ewandro, Matos sono oramai piazzati negli spogliatoi, Bajic, spesa enorme per un giocatore che fa panchina, è un mistero.

Udinese-Samp: a voi la partita chiave forse della stagione. Intanto ritiriamoci a parlare d'altro, non si vive di solo calcio, specie se oggi dobbiamo parlare di Udinese.

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