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Udinese da atmosfere di settembre

Settembre è un mese strano: ti avvolge con quell’atmosfera sospesa tra una festa che finisce e un qualcosa che deve ricominciare, ma non hai ancora ben chiaro che cosa sia. E’ come quando a scuola finivano le vacanze, si spegnevano le...

Monica Valendino

Settembre è un mese strano: ti avvolge con quell'atmosfera sospesa tra una festa che finisce e un qualcosa che deve ricominciare, ma non hai ancora ben chiaro che cosa sia. E' come quando a scuola finivano le vacanze, si spegnevano le luci delle feste sulla spiaggia e sapevi che dovevi tornare a scuola.

Settembre sospeso tra passato fatto di illusioni estive, presente e futuro fatto di speranze. Che in casa Udinese non sono ancora ben chiare: ancorata nella consapevolezza che l'obiettivo primario è la salvezza, la squadra di Colantuono sta ancora cercando di capire sé stessa.

In estate si è lavorato tanto (e duramente), forse come non accadeva da tanto tempo. Di solito che fa preparazioni così non parte mai a razzo, anzi.

L'Udinese, invece, è partita col botto: boom, vittoria a Torino. Poi boom sconfitta in casa alla prima nel nuovo stadio pieno. Ma col Palermo è stata sfortuna, sempre che l'imprecisione sotto porta si possa tradurre con jella.

A Roma contro la Lazio, invece, un passo indietro, specie nella ripresa, specie quando l'avversario è cresciuto di qualità e quantità di soluzioni.

L'Udinese ha tutte le attenuanti generiche da esporre e tutte plausibili: tre elementi non al meglio non si regalano a nessuno, tanto meno alla squadra di Pioli arrabbiata e delusa per l'avvio stentato (loro sì hanno da recriminare); poi attenzione agli infortunati, o meglio acciaccati, vedi Heurtaux, Thereau, Totò e Badu. Poi mettici disattenzioni o leggerezze che non vanno commesse e la frittata è stata fatta.

L'Udinese non è una brutta squadra, anzi, ma deve trovare la quadratura del cerchio: in avanti serve capire qual è la coppia gol su cui puntare, quella titolare. Non è logico averne una in casa e una formato trasferta. Serve fare una scelta e puntare decisi su questa.

In mezzo lo stesso discorso con l'attenzione incentrata sul ruolo di regista arretrato, mediano metodista o volante che dir si voglia.  Ma le scelte, proseguendo col 3-5-2 non sono molte. Guillerme è tornato in Brasile per ammortizzare l'infortunio, che non è ancora chiaro del tutto. Il giovedì si allenava, poi il ricovero e l'intervento. Non era solo muscolare il problema, antibiotici vari si danno per le infezioni batteriche. In bocca al lupo, ma Paròn Pozzo ha fatto trapelare che per due mesi non ci sarà.

Si è provato Merkel come alternativa, ma non ha mai convinto: leggeranno il tedesco per quel ruolo. In più la botta al ginocchio che lo mette in discussione per l'immediato.

Rimane Iturra...a meno che non si passi al 3-4-1-2, ventilato la scorsa settimana, appena accennato a Roma.

Due mediani (Iturra e Badu) dietro a fernandes o Kone. Cambiare tutto per cambiare poco o nulla. Sempre cinque centrocampisti, ma più un'indole offensiva.

Piccoli grandi cambiamenti, piccole impressioni di un settembre che inebria per colori, sapori, atmosfere. Quasi mai reali, quasi sempre sospese tra progetti, idee e buone intenzioni.

 

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