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Udinese, i sogni son desideri

Ci sono partite che possono cambiare la storia: non conoscendo il futuro, senza esaltarci, si può però dire che vincere a San Siro è un’altra cosa che vincere col Cesena. Due vittorie di fila, fondate sulla difesa a tre e sul recupero...

Monica Valendino

Ci sono partite che possono cambiare la storia: non conoscendo il futuro, senza esaltarci, si può però dire che vincere a San Siro è un'altra cosa che vincere col Cesena. Due vittorie di fila, fondate sulla difesa a tre e sul recupero finalmente di qualche elemento, che possono solo fare una cosa: dare fiducia alla squadra. Il gruppo è unito, ma deve trovare ancora coraggio, che può nascere solo se fai risultato, perché - appunto - acquisisci fiducia. E' un vecchio concetto, ma che fa del calcio un gioco così facie e allo stesso tempo così complesso, perché fondato su aspetti umani e psicologici che non sono solo la forza statistica di un giocatore. Prendete Piris: non è difensore centrale, ha sofferto nel primo tempo a Milano, poi ha preso fiducia (vorremmo tanto essere stati delle mosche per sentire da vicino che è successo negli spogliatoi di Milano al 45°), poi nella ripresa è sembrato una cima, ha vinto tutti i duelli.

Già perché un vecchio discorso del calcio è che una squadra forte si fa con due elementi basilari: fasce laterali che mangiano il campo, difendono e trovano il fondo (dove si creano sempre le azioni più pericolose) e il coraggio dei giocatori di vincere i duelli, sia difensivi (vedi Pinzi, altro giallo che dimostra l'agonismo che ci ha messo) sia quando devi puntare l'uomo e avanzare, portandoti dietro i compagni.

Fatto questo sei cresciuto: è presto per dire se l'Udinese ha capito la lezione ricevuta nelle precedenti gare, ma da come ha reagito sembra essere tornata quella di inizio anno.

Oggi sfidiamo chi dice se il bel gioco è questo, vincere anche soffrendo per un tempo, oppure cercare chissà cosa per una partita, per poi magari perdere 4-3. Quesito che giriamo ai critici, che ci sono e ci saranno sempre.

Però questa squadra che ha portato 700 tifosi a Milano, è amata dalla gente più che da certa critica: una volta che Strama, con semplicità, sul campo e poche parole, avrà dimostrato che sta costruendo qualcosa di nuovo anche se basato apparentemente sul vecchio (la difesa a tre), allora qualcuno si ricrederà.

Intanto, proprio in vista del Verona, c'è da pensare che il prossimo passo sia, oltre che far giocare chi sta meglio, arrivare a proporre di nuovo le due punte, con Thereau che oramai vincerà il premio della critica come sacrificio umano vivente.

Per il resto la settimana dirà se Silva è pronto, se Muriel è recuperato, se il sole è davvero tornato e sotto l'albero ci si può mettere un desiderio. In tempi di crisi è bello anche averne, come quando passa una stella cadente e ne esprimi uno: se poi si avveri o meno non si può sapere, ma sperare, stringersi assieme per capirlo è bello. Intanto le basi per mettere quella stella sulla cima dell'albero ci sono, a voi mettere il desiderio.

"Moval©Mondoudinese

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