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Udinese modello, ma fino a un certo punto. Perché il calcio italiano va riformato tutto

Stramaccioni ha ribadito che la salvezza del nostro calcio passa per la creazione delle squadre ‘B’, vecchia battaglia di Pozzo, ma il male oscuro del nostro calcio si può sintetizzare a questa soluzione? Il calcio italiano, si dice che stia...

Monica Valendino

Stramaccioni ha ribadito che la salvezza del nostro calcio passa per la creazione delle squadre ‘B’, vecchia battaglia di Pozzo, ma il male oscuro del nostro calcio si può sintetizzare a questa soluzione?

Il calcio italiano, si dice che stia toccando sempre il fondo, ma per citare il grande Freakantoni, continua pure a scavare. All’Italia serve cambiare verso, va dicendo il  Grande Rottamatore, ma il calcio che ne è specchio è vecchio di 100 anni e vittima di parrucconi, proprio come il Paese che Renzi governa.

La A a 20 squadre è un inno alla mediocrità: troppe squadre materasso (almeno 5-6) che fanno sì che retrocedere sia talmente autolesionista da sembrare perfino un modo per espiare un qualche peccato col cilicio. Inutile dire che in Inghilterra è uguale, la qualità e i soldi che possono spendere sono di più, possono mantenere 20 squadre senza creare troppi dislivelli, anche se ovviamente pure là ci sono le squadre mediocri.

Riformarla non lo vuole nesssuno: né la Figc né tanto meno la Lega, vittime dei soldi che le tv pagano per le 20 squadre, di cui solo 5 o 6 garantiscono introiti degni. Il resto del miliardo che Murdoch & C pagano finiscono nelle tasche dei club che spendono in ingaggi oltre il 60 per cento degli introiti delle televisioni, ma che non pagano nulla per la sicurezza, delegando agli italiani il costo delle forze dell’ordine. E per chi pagano? Per giocatori che una volta la Gialappa’s avrebbe chiamato ‘Pipperi’. Oggi guai a prendere per i fondelli i calciatori, lesa maestà! Il calcio è cosa seria, mica importante. Come detto da Strama ieri a Udine arrivava Zico (e non solo) oggi arrivano gli scarti delle grandi europee, forti ma i Neymar vanno altrove, questa è la verità.

E anche la riforma arbitrale rimane ferma: basterebbe il buon senso, ovvero sorteggio integrale, arbitro nominato solo il giorno prima della gara e comunicato alle squadre il giorno stesso. Quante polemiche si eviterebbero?

Per non parlare del tetto d’ingaggi: se l’Udinese è fin troppo sparagnina per qualche suo tifoso, almeno ha il bilancio migliore. Il resto è un buco nero dove i giocatori la fanno da padroni, senza spesso rispondere sul campo. E i procuratori ci sguazzano, perché se falliscono il valore non scende poi così tanto, e vengono venduti con buona parcella per l’agente di turno. Una riforma degli agenti si è provato a farla: esito negativo ovviamente.

Così come si è provato a cambiare le regole suelle comproprietà: l’Udinese e altre 7-8 squadre si sono opposte. Quante plusvalenze  sarebbero andate perdute?

Anche il ‘modello Udinese’ lascia perpplessi per certi versi: possedere tre squadre in tre paesi sarà anche lecito, ma quando si scopre che un giocatore è del Granada, ma gioca a Udine in prestito, sorge qualche odore di bruciato. Per ora è un modello unico, a breve scommettiamo che molti lo seguiranno, la Uefa farà mai qualcosa?

La coppa Italia, poi: non sarebbe bello farla giocare in stile FA, dai diletttanti fino alla A, con un calendario che non si può insinuare che vada a influire suel campionato. Se lo fanno in Inghilterra (dove c’è anche la Coppa di Lega) perché non farlo qui? Certo è faticoso, ma il calcio ha bisogno di rtorovare passioni, e solo scontri impossibili, partite epiche possono ridare vigore a uno sport sempre più decadente.

Senza contare il calcio giovanili: gli allenatori di quelle categorie sognano, con una battuta perfida, di allenare undici orfani, ma non sono solo i genitori, convinti di avere tra le mani o tra i piedi – fate voi – il Messi del futuro. Purtroppo sono gli stessi tecnici che insegnano tattica collettiva, invece che tecnica individuale già a 7 anni, limitando la crescita e inculcando una mentalità sbagliata. Il calcio è un gioco, non dimentichiamolo e non far divertire un ragazzino è il viatico per avere pronto una macchinetta mangia soldi pronta per il primo procuratore sfornato da uno dei mille corsi sparsi per il belpaese.

A proposito: la riforma degli agenti giace su qualche tavolo, o forse sotto, come spessore perché la gamba di legno non traballi troppo. Del resto l’indotto lo vogliamo lasciare a casa con tutta la crisi che c’è in Italia? Nemmeno il Grande Rottamatore lo permetterebbe, suvvia. Invece la procura è una cosa seria, lo dice il nome: dovrebbe essere affidata solo ad avvocati specializzati in diritto sportivo. ce ne sono, per carità, ma ci sono anche ragazzini in cerca di gloria che guardano su football manager qualche nome, poi vanno a bussare alla porta degli inconsapevoli genitori se sono interessati a far diventare un campione il loro figliolo.

Questo è il calcio italiano: forse, diciamo forse, Guidolin ha ragione a voler andare all’estero. Ma non prendetelo come un invito, almeno questa volta il discorso è serio, anzi drammatico.

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