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Udinese, per chi vola non c’è frontiera

Non sono un Pooh-lover, provo tenerezza e compassione per l’automacellazione della reputazione da parte di Roby Facchinetti (o la sua caricatura) coadiuvato dal figlio, ma alcuni loro versi hanno un senso poco pop e molto rock. Non intendo più...

Franco Canciani

Non sono un Pooh-lover, provo tenerezza e compassione per l’automacellazione della reputazione da parte di Roby Facchinetti (o la sua caricatura) coadiuvato dal figlio, ma alcuni loro versi hanno un senso poco pop e molto rock.

Non intendo più tornare sulla scelta del nuovo allenatore, sarà pur sempre il conducatore dei colori biacca e carbone a me così tanto grati, né del modulo che adotterà, tantomeno delle scelte societarie in merito al calcio mercato: giovani, stranieri, cessioni. Già visto, già letto, già detto.

C’è da ascoltare i Pooh. C’è da sovvertire un andazzo pigro, una placida paresse un po annoiata che da due stagioni a questa parte ha bandìto spettacolo, vittorie, tiri in porta e divertimento.

Il fallimento di questa stagione (o il raggiungimento pieno degli obiettivi prefissi a inizio campionato, dipende dai punti di vista) rende ancora più preoccupante quello maturato sotto l’ègida ormai poco protettiva dello scudo-Guidolin. Non era solo il mister di Castelfranco, né Lazzari (crocifisso l’anno passato); non è stato solo Strama, né solamente Guilherme quest’anno.

Manca del tutto la consapevolezza della ragione, quella vera, per cui un manìpolo di belle speranze precipitano a Udine da Marte o giù di lì: non svernare, alla Muriel, nell’attesa che qualcuno ci caschi e ti acquisti senza mezze misure; no, cari giocatori miei. Siete a Udine per giocare al calcio.

C’è chi ci mette cuore, nel calcio, chi anima e chi cervello; c’è chi martella le porte avversarie, chi le caviglie nemiche e chi corre pochissimo, ma lo fa fare agli altri e specialmente alla palla. C’è chi trascina e chi si fa portare, e sull’onda dell’entusiasmo offre di sé un’immagine oltrepassante i propri supposti limiti; c’è chi controlla e gestisce un reparto da solo, chi ha bisogno di un compagno forte da dirigere onde dare il massimo.

L’Udinese non è una squadra che lotta usualmente per non retrocedere; l’Udinese è figlia di quella di Giacomini, di Zac, di Spalletti e per certi versi del primo Marino. Lo sappiamo noi, lo sa benissimo anche la dirigenza che all’uopo deve attrezzare il portafoglio giocatori. Non chiediamo, non chiedo nomi di vaglia: chiedo giocatori funzionali alla causa.

Ed avvisino il nuovo mister: a Udine si vive tranquilli, ci si vuole divertire ed al termine della gara barbecue e tagli di rosso. Non credo intenda sciamare in Friuli a creare una strategia della tensione, ma mi pareva bene farglielo sapere, anche da queste frequenze. Buon lavoro a tutti.

"Franco Canciani @MondoUdinese

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