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Udinese, tra le torri e gli alfieri

In casa Udinese si respira un misto di euforia post vittoria allo Stadium e tensione per l’attesa dell’esordio in casa. Non sarà una ‘prima’ normale: sarà la prima in assoluto con nuovo stadio aperto in tutti i settori...

Monica Valendino

In casa Udinese si respira un misto di euforia post vittoria allo Stadium e tensione per l'attesa dell'esordio in casa. Non sarà una 'prima' normale: sarà la prima in assoluto con nuovo stadio aperto in tutti i settori (ovviamente senza la curva sud che sarà pronta a gennaio...). Dirigenti, giocatori, staff sentono la responsabilità: nessuno vuole nemmeno immaginare di fare una brutta prestazione in una giornata così storica per Udine e il Friuli intero.

OMEN NOMEN Una divagazione a proposito: il popolo bianconero compatto sta subissando di una valanga di no il club in merito alla ventilata ipotesi di abbinare il nome 'Friuli' con quello dello sponsor. L'idea è considerata un affronto alle proprie radici, alla propria storia, a uno dei pochi simboli rimasti intaccati dal tritatutto che è il calcio moderno. 'Friuli' è qualcosa più di un nome, è l'orgoglio di questa terra, da sempre prima di tutto legata alle origini, poi italiani, infine (poco) europei.

Friuli come la Baviera: un suo modo di essere che è simboleggiato ovunque, dall'aquila che troneggia sulle bandiere, fino a una lingua, unica e distintiva. Ma se a Monaco in cambio di parecchi soldi il nuovo stadio ha preso il nome del partner commerciale, a Udine ci si chiede perché si debba portare avanti un'operazione che non porta guadagni come avviene all'estero, ed in ogni caso si è accettato un calcio non più a misura di tifoso, non si può prescindere da una delle poche cose rimaste intatte: i nomi. Anche perché qualcuno teme che questo sport faccia la fine del basket, dove perfino le squadre prendono il nome di chi le patrocina. Ma se qui è questione di vita o di morte (i soldi che circolano sono davvero pochi in proporzione), nel calcio non si può accettare oltre a quello che già si sta portando avanti: spezzatini, stranieri, poche bandiere, vivai trascurati, tv padrone, contatti diretti con i protagonisti sempre più complicati e schermati.

QUESTIONE DI IDEE Chiusa la divagazione, meglio parlare di sport giocato: l'Udinese, come detto, è attesa alla prova del nove. Perché la vittoria con la Juve è stata sminuita da più di un media nazionale. Invidia, solite sudditanze, ma l'immagine che è passata è stata di una squadra che ha fondato il successo sulla fortuna (chiamiamola così). Balle! L'Udinese ha preparato la sfida di Torino esattamente come doveva fare, così come conviene a chi si presenta dinanzi a un esercito ben più attrezzato. Serviva furbizia, aggressività e consapevolezza nel saper sfruttare le poche occasioni concesse. Così è stato. La sintesi del calcio, piaccia o meno.

GRECIA O GERMANIA? Col Palermo non sarà la stessa musica: i rosanero faranno quello che ha fatto l'Udinese allo Stadium. In una giornata storica sanno che non possono venire al 'Friuli' a viso scoperto, per cui i bianconeri devono cambiare faccia. Servirà fare la partita, stando attenti ai contropiede.

Ecco che qui verrà fuori ancora la mano del tecnico che è chiamato a formulare un'altra tattica. Non è questione di uomini, ma di movimenti. Le ali devono essere ancora più propositive, ma soprattutto in mezzo forse ci si attende meno fisicità e più idee: ecco perché si può azzardare che il tedesco Merkel possa essere inserito a sorpresa, ma anche il greco Kone ha dimostrato al suo ingresso a Torino di aver portato più qualità. Questi gli uomini chiave su cui potrà essere giostrata la formazione.

Nella partita a scacchi in 38 mosse che il tecnico deve portare avanti si sono spostate le torri alla prima, ora forse è il momento di avanzare di un passo gli alfieri, baluardi in uno stadio che li attende al varco.

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