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Quando nel 1992 Pozzo minacciava il ritiro di tre mesi

Altri tempi, altro stile: nel 1992 Paròn Pozzo usava un ritiro decisamente più punitivo. Fuori città, a Magnano, e con la minaccia di continuare a oltranza anche per tre mesi se l'Udinese non raddrizzava la rotta.

Redazione

il 7-1 che l'Udinese ha subito è stato umiliante. Così la società ha deciso: in ritiro che chiamare tale è eufemistico. Doppio allenamento al Bruseschi, pranzo e cena assieme.  I tempi sono cambiati e da anni, oramai, se la squadra bianconera  non funziona al massimo scatta questo tipo di provvedimento.

Si dice che l'età porti saggezza, e infatti Pozzo nel tempo è cambiato, ma va detto che ora tutto è nelle mani del figlio, stesso cognome ma evidentemente altro carattere.  Era l'aprile 1992 quando il Paròn minacciava la sua Udinese di tenerla in ritiro tre mesi, se non si raddrizzava e andava in Serie A.

Scriveva Gianni Piva su Repubblica allora: "Nel pianeta Udinese non solo la pace è una dimensione sconosciuta, ma anche per la razionalità pare non esservi più posto. Da tempo. Giampaolo Pozzo il presidente prima ha minacciato poi ha agito di conseguenza: tutti confinati in un albergo a Magnano di Riviera, a una ventina di chilometri da Udine, con la minaccia di rimanervi fino alla fine del campionato. Tre mesi, roba da Guinness dei primati. A meno che Balbo e compagni non ritrovino la strada che porta alla vittoria, ormai smarrita da dieci giornate, e quindi riescano a rimettersi in corsa per la serie A. Cosa che se avvenisse frutterebbe ai giocatori ben due miliardi di premi, già promessi a suo tempo".

Era la stagione cominciata con Franco Scoglio, poi continuata con Adriano Fedele. " Quanto ai tifosi organizzati hanno già annunciato per domenica allo stadio una protesta silenziosa. La trovata del maxi-ritiro per espiare non è nemmeno una novità, dato che Pozzo sfoderò questa idea già due anni fa. E, a suo modo, fu premiato dalla reazione della squadra. Allora come oggi Pozzo si attirò la dura reazione di Campana che l' altro giorno ha parlato di "concezione medievale del calcio". Ma Giampaolo Pozzo non si scompone. La sua concezione della gestione di una squadra di calcio è sicuramente particolare visto che dal 1986, anno in cui legò il suo nome a quello dell' Udinese, è riuscito a cambiare undici allenatori, cominciando a rompere bruscamente con Giacomini e ripetendosi, tra gli altri, con Milutinovic, Sonetti, Marchesi e De Sisti. L' ultimo della serie, Fedele, ha reagito con energia alle critiche di Campana schierandosi a favore del provvedimento di segregazione della squadra e quindi ingaggiando una aspra polemica a distanza con Scoglio, l' uomo su cui erano state scaricate per mesi, da parte del presidente, tutte le colpe".

Abel Balbo dinanzi alla minaccia reagì così: "Il ritiro non serve a niente. Mi adeguo da corretto professionista". Oggi il suo connazionale De Paul che direbbe se potesse parlare?

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