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Basket: Meo Sacchetti, l’Italia ai tuoi piedi

La panchina di Sassari dà a Romeo Sacchetti, per tutti Meo, lo scudetto che la sfortuna gli impedì di conquistare (o almeno tentarvi) da giocatore. All’epoca, infatti, un grave e serio infortunio al ginocchio lo estromise dalle finali contro,...

Franco Canciani

La panchina di Sassari dà a Romeo Sacchetti, per tutti Meo, lo scudetto che la sfortuna gli impedì di conquistare (o almeno tentarvi) da giocatore. All’epoca, infatti, un grave e serio infortunio al ginocchio lo estromise dalle finali contro, mi pare, la Milano-da-bere (tanto distante dall’opaca e presuntuosa AJ7 di oggi).

Ed è di Sassari l’ultimo respiro, quello vincente: i sardi con due liberi del solito ineffabile Dyson a dieci secondi dalla fine dei regolamentari 40 minuti cuce definitivamente il tricolore sulle maglie biancoblù, sostenute da uno scatenato gruppo di correttissimi tifosi anche ieri sera a Reggio Emilia.

La banda di coach Menetti, che come in quasi tutte le precedenti gare della serie finale parte a razzo e cerca di mettersela via in fretta, ha il torto e la poca buona sorte di trovarsi a corto di idee e fiato nel momento decisivo della partita; sarebbe ingiusto dare a Cinciarini alcuna responsabilità per qualche scelta di tiro non del tutto perfetta, né chiedere a gente come Polonara e Della Valle più di quanto abbiano dato. La falange lituana, poi, ha ovviamente sentito tutti gli anni e le battaglie vissute in carriera: Kaukenas e Lavrinovic si sono presentati in gara-6 e sette in debito di ossigeno, mascherato e mitigato in parte solamente grazie alla loro immensa classe.

Di Sassari abbiamo detto e ribadiamo: delle due era la squadra con tasso superiore di classe. Meo Sacchetti ha avuto ragione (nonostante alcuni solòni vaticinassero il contrario) a slegare le briglie al talento di Lawal, Dyson, Sosa, “Mr Sentenza” LoganBrooks ed agli italiani Brian Sacchetti, DeVecchi, capitan Vanuzzo. Di fronte al più tattico Menetti (cui rimprovero l’abuso di zona... se nella NBA è vietata un motivo c’è!) ha prevalso la sfrontatezza, ed a me dispiace veramente poco.

Dispiace un po’ per Reggio: avrebbe meritato la vittoria quanto Sassari, ma la dura legge dello sport impone che uno esulti e l’altro si disperi, ovviamente nei termini delle vicende agonistiche. A Sassari un triplete storico, che dopo la Supercoppa Italiana e la Coppa Italia porta al Palaserradimigni anche il trofeo più importante.

Ora la palla passa al presidente Sardara, cui va il difficile compito di attrezzare una formazione in grado di competere con le corazzate greche, turche e spagnole in Eurolega. Ma stanotte canti e vessilli si tingono di bianco e blu. E finalmente, trent’anni dopo, Meo Sacchetti penserà allo scudetto con un sorriso un po’ meno amaro.

Franco Canciani @MondoUdinese

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