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Allarme doping, per mafie mondiali affare da 200 mld

C’è un mercato che fa gola alle mafie di mezzo mondo: è quello dei farmaci contraffatti che permette alla associazioni malavitose di lucrare più del traffico degli stupefacenti. A lanciare il monito è il comandante dei Nas, Cosimo...

Monica Valendino

C'è un mercato che fa gola alle mafie di mezzo mondo: è quello dei farmaci contraffatti che permette alla associazioni malavitose di lucrare più del traffico degli stupefacenti. A lanciare il monito è il comandante dei Nas, Cosimo Piccinno, intervenuto oggi al convegno ospitato dal Coni 'Lotta al Doping: peculiarità normative e strategie di contrasto. Aspetti giuridici ed operativi'. "Ci preoccupa il dato in crescita legato ai medicinali illegali contraffatti, anche attraverso la vendita dei farmaci on-line. C'è un interesse criminale: la mafia, l'ndrangheta, la mafia giapponese, cinese e russa investono sui farmaci illegali e contraffatti - dice il generale di divisione dei Carabinieri -. Un euro investito su uno stupefacente rende 16 volte l'investimento, un euro investito nella filiera dei farmaci 2500. C'è un giro d'affari di 50 miliardi di euro all'anno, ma c'è chi dice che sia pari a 200 miliardi all'anno. Il doping è reato penale che nuoce gravemente alla salute, è il lato oscuro dello sport". L'attività di contrasto al doping dei Nas dal 2008 ha portato a 4397 denunciati, 612 arrestati, oltre 2 milioni e mezzo di fiale sequestrate. È Damiano Tommasi, presidente dell'Aic e consigliere Coni in quota atleti, a parlare di "superficialità che si fa nell'utilizzo dei farmaci, figlia anche di una cultura in cui è più facile aprire un armadietto di farmaci, indipendentemente dall'essere atleta o no". Una lotta al doping che coinvolge l'Istituto Superiore di Sanità.

"Operiamo attraverso attività di vigilanza, che avviene in diversi ambiti, da quelli minori a quelli professionistici - spiega il commissario Gualtiero Ricciardi -. Controlliamo che i laboratori soddisfino i requisiti minimi previsti e collaboriamo anche alle attività della CVD. Cerchiamo di agire anche sulla sensibilizzazione relativa all'assunzione dei farmaci". E, ovviamente il Laboratorio Antidoping di Roma e la Procura Antidoping del Coni: visti gli interessi è una vera e propria rincorsa a chi vuole eludere i controlli. "Le nuove sostanze oggi sono oltre 400, erano 250 a fine secolo, 10-20 negli anni '60", rileva Francesco Botrè, direttore del laboratorio romano, fiore all'occhiello italiano. "Nel 2013 l'indice di positività del laboratorio è stato pari al 2,83%- aggiunge -, contro il 2,21% mondiale, e anche i rapporti campioni analizzati/risorse disponibili, prodotti ricerca/risorse disponibili sono di gran lunga superiori alla media mondiale". Poi il lavoro passa alla Procura di Tammaro Maiello. Dal primo luglio 2013 ad oggi il suo ufficio ha deferito 219 atleti (116 dal primo luglio 2013 al 1 luglio 2014 e altri 103 nel corso dell'ultima parte dell'anno). Di questi, 59 nei confronti di non tesserati. L'illecito più contestato è relativo alla presenza di sostanze vietate o dei suoi metaboliti o maker in un campione biologico (106 illeciti tra luglio 2013 e novembre 2014). Il 98% dei procedimenti della Procura Coni è stato accolto dal Tribunale Nazionale Antidoping. Un ricorso all' inganno che non risparmia nemmeno il mondo paralimpico, dove il fenomeno è "in crescita". "La cosa piu brutta è sapere dopo un appuntamento olimpico che ti mandano una medaglia a casa perché chi l'ha presa a posto tuo è stato squalificato - dice il campione del nuoto, Massimiliano Rosolino -. Si dovrebbe cercare di fare l'antidoping entro 24 ore e posticipare la premiazione. È bruttissimo perdere una cerimonia che non ti capita più". Ansa

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