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Calciopoli, Moggi: «Ho stretto la mano a Moratti perché…»

«Lui mi ha porto la mano e io glielo stretta. Cosa dovevo fare? Anche per una questione di educazione». Luciano Moggi si stupisce del clamore suscitato dalla fotografia nella quale stringe la mano a Massimo Moratti, a margine del processo per la...

Monica Valendino

«Lui mi ha porto la mano e io glielo stretta. Cosa dovevo fare? Anche per una questione di educazione». Luciano Moggi si stupisce del clamore suscitato dalla fotografia nella quale stringe la mano a Massimo Moratti, a margine del processo per la querela di Gianfelice Facchetti nei suoi confronti. «E poi se proprio lo devo dire, non ritengo Moratti il più colpevole nella vicenda di Calciopoli». La stretta di mano con Moratti ha ricordato a Moggi quella di tanti anni fa, quando - come ha sempre sostenuto l’ex dg bianconero - lui e il patron dell’Inter avevano firmato un contratto: «Ma non gliel’ho mica ricordato stavolta. Non serviva: lui sa, io so. Piuttosto è preoccupato per l’andamento dell’Inter».

IL PROCESSO - Per la cronaca, l’udienza del processo ha avuto due momenti importanti. Quando Moratti ha ammesso di essere andato più volte a trovare gli arbitri primo a dopo la partita, come per altro era consentito dai regolamenti (quelle «visite» se effettuate da Moggi diventavano erano «incursioni», secondo gli inquirenti di Calciopoli che ne hanno fatto un capo di imputazione). E quando Mazzei ha ricostruito la famosa telefonata con Facchetti, nella quale l’allora presidente dell’Inter chiedeva di mandare Collina ad arbitrare la sfida con Juventus, suggerendo un escamotage che avrebbe aggirato il sorteggio arbitrale. Una testimonianza chiave per il processo che nasce da una frase di Moggi in una trasmissione tv rivolta a Javier Zanetti: «Quello che emerge dal processo di Napoli e che emergerà ancora: le telefonate - aveva detto l’ex dg - del tuo ex presidente che riguardano le griglie e la richiesta ad un arbitro di vincere la partita di Coppa Italia con il Cagliari, e l’arbitro era Bertini. Ci sono le telefonate intercettate sue, le telefonate di Moratti e la telefonata di imbarazzo di Bertini, i pedinamenti, le intercettazioni illegali e anche i passaporti falsi e quindi sta zitto Zanetti, è meglio per te ed è meglio per l’Inter». Parole che, secondo il capo di imputazione formulato dal pm Elio Ramondini, hanno lasciato «falsamente intendere che lo stesso Giacinto Facchetti avesse commesso quei reati quali quelli da lui (Moggi, ndr) commessi».

Tuttosport

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