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Dove sono gli italiani in Europa?

Tanta Italia ma pochi italiani. E’ l’altra faccia dell’Europa League, una coppa che siamo tornati finalmente a monopolizzare dopo averla snobbata a lungo e colpevolmente: cinque squadre negli ottavi di finale è un record, ma avere solo il...

Monica Valendino

Tanta Italia ma pochi italiani. E’ l’altra faccia dell’Europa League, una coppa che siamo tornati finalmente a monopolizzare dopo averla snobbata a lungo e colpevolmente: cinque squadre negli ottavi di finale è un record, ma avere solo il 21% di giocatori eleggibili per la Nazionale (almeno per passaporto, prima di arrivare a valutazioni tecniche e anagrafiche) è un altro primato che ci contraddistingue, in negativo. Cinque italiane in campo, solo 12 italiani schierati dal primo minuto, ecco cosa racconta il giovedì di Europa League. Con una partita che diventa metafora efficace, Fiorentina-Roma: l’euroderby ha visto solo due italiani tra i titolari, De Rossi e Florenzi: tra i giallorossi è toccato poi ad Astori, mentre i viola hanno chiuso la gara con Aquilani in campo. E tutto questo sotto gli occhi del ct Conte che i due titolari del Franchi, De Rossi e Florenzi, li conosce peraltro benissimo. 

A Napoli italiani non se ne sono visti: l’infortunio muscolare ha fermato Gabbiadini, l’uomo del momento, e Benitez aveva nei diciotto il solo Mesto, rimasto in panchina. L’Inter che si è fatta rimontare dal Wolfsburg è partita con Ranocchia, Santon e D’Ambrosio, tre difensori su quattro che parlano la nostra lingua, roba che non si vedeva dai tempi del Trap, probabilmente, ma che sul tabellino fa sempre tre su undici. L’eccezione? Il Toro di Ventura: sette titolari italiani, dal portiere Padelli fino a Quagliarella. Ma qui si innesta un’altra riflessione: bene il made in Italy scelto da Ventura, ma quanti dei granata sono “azzurrabili” in senso stretto? Pochi, pochissimi: Darmian è l’unico che farà sempre parte del progetto di Conte, Padelli e Quagliarella sono entrati tra i convocati occasionalmente.

 

Il confronto. Giovedì siamo stati gli ultimi per percentuale di giocatori nazionali in campo, 21%. Ora, si possono anche trascurare i paragoni con Ucraina (63%) e Turchia (54%), ma gli esempi di Ajax e Bruges, uniche rappresentati di Olanda e Belgio in gara in Europa League, 7 su 11 (63%), devono far riflettere. E deve far riflettere che, oltre a ossere naturalmente dietro Spagna (due squadre) e Germania (il Wolfsburg), siamo come percentuale anche dietro l’Everton: 36% di inglesi in campo e non è poco per un movimento che ha storicamente sacrificato le sorti della nazionale al successo del suo campionato, la Premier.

 

Liste Uefa. Il campo non può d’altra parte che rispecchiare le scelte estive, con piccole correzioni a gennaio, in fatto di liste Uefa. E i numeri dovrebbero far riflettere anche in prospettiva campionato: basterà l’introduzione delle rose a 25 giocatori (con 8 provenienti dai nostri vivai) per aumentare le chance di vedere azzurrabili in campo anche in Serie A? La risposta sembra già essere un bel “no”. Considerando solo i giocatori nella lista A (e non gli under, che sono inseribili senza limitazioni), il quadro che emerge è questo: il Torino ha 13 italiani nella rosa Uefa, Inter e Roma 6, Napoli e Fiorentina 4. Totale: 33 calciatori di casa nostra su un totale di 125 caselle disponibili. Ma in quei 33 nomi ci sono portieri che sono riserve delle riserve (Berni, Curci, Castellazzi) e che non giocheranno mai, o i grandi assenti reduci da lunghi infortuni, come Insigne e Pepito Rossi, loro sì attesissimi da Conte. Più un blocco - soprattutto in casa Toro - di giocatori fuori dal giro azzurro innanzitutto per caratteristiche anagrafiche.

Fortuna per Conte che c’è la “sua” Juve: in Champions ha 14 italiani nella lista dei 25, tutti già pilastri portanti della Nazionale o in procinto di diventarlo. Però i segnali per il futuro sono poco incoraggianti: la squadra più italiana della Serie A è il Sassuolo di Eusebio Di Francesco, che alla Nazionale di Conte ha dato, per esempio, Simone Zaza. Solo che gli emiliani le coppe non le giocano e uno come Zaza, per fare un esempio, in giro per l’Europa ha giocato solo con la maglia azzurra. Il nodo è tutto qui: siamo costretti a chiedere ai nostri giovani che trovano spazio solo in provincia (benedetta provincia...) di essere decisivi agli Europei o al Mondiale senza avere fatto esperienza nelle coppe.

 

"Corriere dello Sport @ettoreintorcia 

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