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Gazzetta, Parma. Malagò: «La A è irregolare»

Alle 16.45, con un filo di voce, imbarazzato da un pasticciaccio che giorno dopo giorno si fa scandalo, Carlo Tavecchio (che rispedisce al mittente le critiche alla sua gestione, «Noi non c’entriamo nulla») dispone un nuovo rinvio, il secondo...

Monica Valendino

Alle 16.45, con un filo di voce, imbarazzato da un pasticciaccio che giorno dopo giorno si fa scandalo, Carlo Tavecchio (che rispedisce al mittente le critiche alla sua gestione, «Noi non c’entriamo nulla») dispone un nuovo rinvio, il secondo consecutivo: «Domenica (domani, ndr ) il Parma non scende in campo. La partita con il Genoa è rinviata». A quando, non si sa. Come per la sfida contro l’Udinese. «Che non si è disputata — ricorda Tavecchio — perché non volevo mortificare i calciatori e costringerli a giocare a porte chiuse». E anche stavolta il presidente federale ha tenuto conto dello «stato d’animo dei giocatori del Parma e delle richieste di associazione calciatori e allenatori. È una decisione grave». Ma è anche l’ultima. «Se non accadrà nulla nei prossimi giorni, non ci sarà altro rinvio». Alle 19.29, da Ragusa, il presidente del Coni Malagò attacca la decisione di Tavecchio: «La regolarità del campionato è inficiata dalla decisione di non giocare Genoa-Parma. Il calcio non esce certo bene da questa vicenda. Abbiamo visto che le regole non erano aggiornate alle esigenze di una società di calcio. E come al solito, quando i buoi sono usciti dal recinto, diventa impossibile andare a riprenderli. Così si è creato un buco e tutti si sono chiamati fuori».

FALLIRE SUBITO Mancano solo nomi e cognomi nell’attacco di Malagò. «Io comunque mi auguro che si possa ancora trovare una soluzione», aggiunge. Quello che dovrebbe accadere, è noto: «Portare i libri in tribunale»: Tavecchio lo ripete da giorni. «E nulla di quello che avevo auspicato si è verificato. Il Parma è allo sbando, se non si avvia la procedura fallimentare — spiega il presidente federale — non si nomina il curatore, non si autorizza l’esercizio provvisorio e non possono arrivare le risorse per proseguire fino al termine della stagione». Quindi, addio Parma e campionato che da sfasciato retrocederebbe a monco. A meno che... «La Lega di A — ancora Tavecchio — si è detta disponibile ad aiutare un soggetto credibile, che può essere solo il Tribunale. In questo momento nessuno può dare un euro a una società fallita, non fallenda ».

ATTACCO AL SISTEMA Così, la drammatica vicenda del Parma si arricchisce di un nuovo farsesco rinvio. I giocatori, già al mattino, dopo una lunga riunione nello spogliatoio avevano deciso di incrociare le gambe, sostenuti dall’Aic. Il ragionamento dei giocatori gialloblù va oltre la questione economica. Si sa che il capitano Lucarelli e l’allenatore Donadoni mirano ad attaccare il sistema calcio. I tesserati emiliani si sentono abbandonati e, per giustificare la loro presa di posizione, dicono che nessuno dei vertici federali, della Lega di A, dell’Associazione Allenatori e dell’Associazione Arbitri si è fatto vedere a Collecchio. Soltanto i dirigenti dell’Assocalciatori hanno lavorato per trovare una soluzione. Per Donadoni e per i suoi ragazzi questo è un affronto, perché il caso Parma riguarda tutti e non soltanto una società. Non è un caso che ieri Lucarelli e il presidente di Lega Beretta si siano beccati a distanza. Si rendono conto, nello spogliatoio di Collecchio, che si è arrivati a un punto di non ritorno. Perciò sono pronti a rischiare anche l’esclusione dal campionato, che scatterebbe dopo la quarta partita non disputata (oltre ai due rinvii già accordati). Il bersaglio è chiaro: cambiare le regole che governano il calcio perché, sostengono a Parma, la situazione era nota da tempo e nessuno si è mosso. Com’è possibile che una società passi di mano, per ben due volte, alla cifra di un euro? Chi doveva vigilare e non l’ha fatto? Sono domande che i giocatori vorrebbero porre alle istituzioni del calcio, ma finora non ne hanno avuto la possibilità. A conferma di questo, ieri Donadoni è stato chiaro con Valerio Staffelli di Striscia la Notizia , che l’ha incrociato per consegnargli il Tapiro d’oro. «Un paio di Tapiri li dovete portare anche ai responsabili di tutto questo, Carlo Tavecchio e Maurizio Beretta, che qui a Parma non si sono ancora fatti vedere».

"Tratto dalla Gazzetta dello Sport

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