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La tecnologia nel calcio oggi e domani

Anche la Bundesliga apre al futuro, che poi tanto futuro non è. O per lo meno non dovrebbe esserlo. La Serie A tedesca ha scelto di aprire gli stadi alla tecnologia, seguendo l’esempio della Premier League, come sempre un passo avanti a tutti....

Monica Valendino

Anche la Bundesliga apre al futuro, che poi tanto futuro non è. O per lo meno non dovrebbe esserlo. La Serie A tedesca ha scelto di aprire gli stadi alla tecnologia, seguendo l’esempio della Premier League, come sempre un passo avanti a tutti. E mentre in Italia ancora si discute su questioni tecniche, etiche e deontologiche (etica e deontologia di che, poi?), il resto d’Europa fa i fatti. La gente spende, va allo stadio – sempre meno, ma la cosa è più che giustificabile – sottoscrive abbonamenti con Sky e Premium, mette i pacchetti Pay Tv a confronto sul web, ricerca le soluzioni più vantaggiose e il tutto per godere di uno spettacolo, francamente, misero, spesso anche falsato.

Gli strascichi di Juve – Roma riecheggiano ancora roboanti tra un bar e una conferenza stampa; ancora si parla della questioneMuntari gol-non gol in quel Milan-Juve che aprì, di fatto, l’era Conte quasi tre anni fa. I più nostalgici rimembrano ancora lo scontro Ronaldo-Iuliano dell’aprile ’98; in Germania ancora piangono il gol fantasma che portò in vantaggio gli inglesi nella Finale del Mondiale di calcio del 1966 (si trattava del momentaneo 3-2 per l’Inghilterra, la partita sarebbe terminata 4 a 2 per i Tre Leoni) e c’è chi asserisce che Annibale fosse in fuorigioco al momento di varcare le Alpi. Insomma, siamo un popolo di chiacchieroni, recriminanti, lagnosi amanti dello sport più bello del mondo. E la cosa non sembra dover mutare di una virgola nel prossimo futuro.

Siamo la nazione che schiera, in ogni partita di calcio del massimo campionato (e durante i Play-Off di B) il maggior numero di giudici di gara: arbitro, guardalinee, giudici di porta (pardon, arbitri addizionali d’area), quarto uomo; un dispiegamento di forze giuridiche che neanche un maxiprocesso, un pool di fischetti in calzoncini che decreta, tra le tante, che la palla ha varcato la linea di porta, o magari no. Boh, non si sa. Quando invece la tecnologia nel calcio esiste già, è pronta, messa a punto, lanciata e la sua efficacia dimostrata.

Quando si parla di tecnologia nel calcio si parla, principalmente, di meccanismi in grado di rilevare se la palla ha varcato o meno (interamente) la linea di porta. La tecnologia Hawk-Eye (occhio di falco) è la capostipite di tutte le innovazioni a supporto del direttore di gara. Sviluppata da una società giapponese e applicata con notevole successo anche nel tennis, nel cricket e non solo. Il meccanismo si basa sulla tecnica della triangolazione: su ogni porta vengono posizionate 7 telecamere in grado di estrapolare 200 frame al secondo. Le immagini vengono inviate a un computer collegato alla porta; il computer scannerizza le immagini ricostruendo l’esatta posizione della palla e invia ilframe all’orologio dell’arbitro. È quest’ultimo che interpreta l’immagine e prende la decisione finale.

Stessa funzione ma differente funzionamento per l’altra tenologia contro il gol fantasma, GoalRef. La tecnologia tedesca, sviluppata dall’istituto Fraunhofer, utilizza un sensore di onde radio inserito all’interno della camera d’aria del pallone; sui pali della porta sono applicati dei dispositivi in grado di pecepire la variazione del campo magnetico, segnalando l’eventuale convalida del gol. Tempo richiesto, in un caso e nell’altro, pochi decimi di secondo.

Col tempo, poi, e con un’integrazione più significativa tra lo sviluppo tecnologico e il pachidermico comparto burocratico, si potrà pensare anche a soluzioni efficaci in altri frangenti di gioco, punendo con tempismo comportamenti antisportivi (come d’altronde già successo nella finale di Berlino del 2006, con la leggendaria testata di Zidane rilevata grazie a telecamere poste a bordo campo) o segnalando prontamente un fuorigioco, un calcio di rigore, un fallo di mano, auspicando un impatto più decisivo dei supporti tecnologici in campo, come già avviene nel basket, nel rugby, nella pallavolo, tra poco anche nella dama e nello scopone scientifico del torneo intercondominiale.

E se proviamo a immaginare il calcio che verrà, vediamo sensori biometrici applicati alle scarpette da calcio, o persino tatuati sulla pelle dei calciatori, che ne riveleranno istantaneamente lo stato di forma, accelerometri che calcolano la velocità del pallone e la potenza del tiro, lenti a contatto per arbitri e assistenti che permetteranno di ottenere prospettive totali del campo, di zoomare o di allargare l‘immagine.

La biometrica applicata al calcio, tra l’altro, esiste già e non appare neanche come qualcosa di particolarmente innovativo. La società italiana Beast Technologies ha stretto un accordo con la FIGC per la dotazione di braccialetti attraverso cui misurare le performance sportive dei giocatori. Le tecnologie sono in grado di rilevare giusto i movimenti e l’assetto dello sportivo. Poca roba, insomma, rispetto a ciò che ci aspetta in un futuro neanche tanto lontano.

Che poi il problema, più che di natura sostanziale, è sempre stato politico. Il calcio sembra essere il regno fatato di pochi illuminati sovrani che imperano e impongono il proprio punto di vista, chiudendo al futuro, che in questo caso significa chiudere anche alla giustizia e al gioco pulito. Blatter, da despota della FIFA, si è sempre dichiarato contrario; l’international board ha aperto allegoal line technologies solo nel luglio del 2012, nonostante le prime sperimentazioni fossero state effettuate già durante i mondiali under 17 del 2005. Tavecchio in italia ha timidamente abbozzato un’apertura anche per il campionato italiano. Ma i fatti restano in attesa, nel Belpaese il chiacchiericcio va sempre di moda. Non solo nei bar.

"Wired.it

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