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Dal Cin: Lo stadio monumento a Pozzo.

Franco Dal Cin, artefice dell’Udinese di Zico, ma anche del primo stadio di proprietà in Italia (Il Giglio, ora del Sassuolo), a MondoUdinese parla proprio delle similitudini tra lo stadio di Squinzi e il nuovo Friuli che sta per nascere:  «...

Monica Valendino

Franco Dal Cin, artefice dell’Udinese di Zico, ma anche del primo stadio di proprietà in Italia (Il Giglio, ora del Sassuolo), a MondoUdinese parla proprio delle similitudini tra lo stadio di Squinzi e il nuovo Friuli che sta per nascere:  « Sono due casi simili, anche se innanzi tutto va detto che lo stadio Giglio era nato per produrre reddito alla società. Problematiche di modifiche all’area commerciale hanno impedito lo sviluppo. I primi sei anni sono stati splendidi, poi le cose sono iniziate ad andare male e io sono andato via. E’ nato perché portasse reddito, dando ricavi al club, con la modifica che è stata fatta ha dovuto vendere la parte commerciale e oggi lo stadio non porta nessun vantaggio al Sassuolo, che gestisce lo stadio. L’affare è stato comprarlo per 4 milioni. La tristezza è che oggi quel mio progetto voluto da tutti i reggiani è andato svanito»

L’Udinese però vorrebbe crescere anche grazie allo stadio, magari trattenendo i giocatori più importanti: « Lo stadio che sta costruendo Pozzo è una cosa anomala: il progetto vuole dare un servizio alla gente più che avere un ritorno patrimoniale, che rimane una risorsa nata dalla vendita dei giocatori. Anche se fosse un’attività commerciale non è legata al futuro dell’Udinese, produrrebbe troppo poco: invece il vero patrimonio sarà sempre legato alle plusvalenze dei giocatori. Il piacere di Pozzo è combattere l’assenteismo dallo stadio Friuli, oggi che i tifosi preferiscono la tv piuttosto che andare allo stadio. La gara tra stare a casa e andare allo stadio è a favore di chi sta a casa: un servizio con ristoranti, club house faranno la differenza, ma non faranno la differenza economica per il club. Paròn Pozzo fa tutto questo per i tifosi, questo è il monumento che fa a sé stesso. Dopo tanti ricavi ecco una cosa che resta. Però per avere ricavi l'unico esempio plausibile è quello della Juve, modello unico in Italia ».

Udinese che in questo periodo sembra rivivere gli anni di Zico, martoriata dagli arbitri. Forse Pozzo ha toccato qualche corda sbagliata? « Da quando non c’è più Moggi non c’è nulla di previsto: è tutto casuale, forse sono le designazioni a lasciare dubbi. Se mandano un esordiente a Empoli non ti difende. Un internazionale avrebbe agito diversamente. E’ l’unico problema che posso intravedere. Io ritengo che ci saranno anche episodi positivi prima o poi »

Intanto, in questo contesto, il calcio è sempre meno seguito: « Il calcio italiano non lo seguo, gli altri campionati sono più attraenti. Per riformare il calcio servono le multiproprietà, sullo schema spagnolo dove i giovani vivono direttamente la vita della prima squadra. C’è una crescita professionale che fa sì che il giovane possa inserirsi in prima squadra subito. In Italia il giocatore della Primavera al novantanove per cento non finisce in prima squadra e finisce nelle leghe minori. Ritengo che sia quella la strada da percorrere, vedo che si è cercato di provare a inserire la norma, ma l’AIC si è opposta. Noi saremo sempre più deboli, se né andato Cuadrado, se ne andrà Pogba, saremo sempre più poveri. E gli introiti degli stadi, che mancano, aiutano questa emigrazione »

©Mondoudinese

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