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De Paul: l’Udinese mi ha regalato un sogno, ma Conte…

Gratitudine, l’Udinese mi ha regalato un sogno italiano e mi ha responsabilizzato con una maglia che pesa tantissimo. Detto questo, stai parlando di un allenatore, Conte, per me tra i primi tre al mondo

Redazione

Rodrigo De Paul, sempre lui. E' il giocatore più in vista dell'Udinese, quello tecnicamente più dottate, ma che in Friuli ha giocato tra alti (pochi) e bassi (più spesso). Al Corriere dello Sport racconta che il suo ruolo preferito è  «rigorosamente mezzala. Con l’Argentina funziona a due, accanto a me Paredes. Con l’Udinese a tre, ma sono dettagli. Chi mi prende sa che tipo di ragazzo sono e la disponibilità che offro».

Trequartista mai?  «Mezzala», ribadisce senza problemi, anche se da queste parti la critica dice che in fase difensiva lascia a desiderare. Esterno neanche, quindi?  «Mezzala. Tutti gli altri ruoli ci stanno, si può provare, ma mi vedo soltanto in una posizione».

E Conte cerca una mezzala, tanto per parlare di mercato:  «Ci siamo già, eh? Gratitudine, l’Udinese mi ha regalato un sogno italiano e mi ha responsabilizzato con una maglia che pesa tantissimo. Detto questo, stai parlando di un allenatore, Conte, per me tra i primi tre al mondo».

Chi sono gli altri?  «Guardiola e Sarri, ma non chiedermi l’ordine, non lo farei. Chiaramente non ti svelerò cosa ci diciamo con Diego, sono abituato ai suoi consigli. Abbiamo giocato insieme per qualche mese, un onore, prima che lui smettesse. Quindi, il rapporto è rimasto. Esattamente, come dovresti sapere, che il vice allenatore della mia Nazionale è Walter Samuel, il muro. E il Meazza, dopo la Dacia Arena, è lo stadio che mi regala emozioni fortissime. Ho letto che vorrebbero abbatterlo per costruire uno nuovo, ma come si può?».

Il Meazza dolce e salato, tanto per parlare d'ancora di possibili trasferimenti.  «Dolce per il gol su rigore nel famoso 3-1 dell’Udinese nel 2017, sconfitta sorprendente dell’era Spalletti. Salato perché nella gara di andata di tre mesi fa, ha fatto una sciocchezza con quella manata a Candreva. Sono stato espulso e la mia squadra ha pagato a caro prezzo. Una sciocchezza, ripeto: certe cose ti servono per crescere».

Il 2019 è l’anno da cornice a colori?  «Sì, la nascita di Francesca, la Coppa America con l’Argentina, siamo usciti contro il Brasile. resta la consapevolezza. Non avrei potuto chiedere di più, so da dove arrivo e la fatica che ho fatto. La Nazionale è un premio che mi gratifica. Poi possiamo sbagliare tutti. Anzi: tutti tranne uno». 

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