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De Paul: Prima la Coppa America. Poi, in estate, parleremo di tutto il resto

Le voci non condizionano, quando ti alleni e la palla gira, dimentichi tutto. Tra fine dicembre e gennaio ho segnato tre gol in tre partite tutti decisivi: credo quello sia il modo migliore per rispondere alle voci sul mio conto

Redazione

Rodrigo De Paul, croce e delizia dell'Udiense. Spesso partite sotto tono, altre da trascinatore comunque sia sempre com o mercato, che Pozzo Jr valuta 40 milioni. «Ormai è da un paio d’anni che è così. All’inizio era difficile, adesso gestisco meglio la situazione, comprese... le prese in giro dei compagni che arrivano con i giornali e mi dicono dove mi hanno venduto - racconta a Tuttosport -. Ma le voci non condizionano, quando ti alleni e la palla gira, dimentichi tutto. Tra fine dicembre e gennaio ho segnato tre gol in tre partite tutti decisivi: credo quello sia il modo migliore per rispondere alle voci sul mio conto».

Ma in estate pare certo l'addio: «Lo dico tranquillamente: io non voglio rimanere sempre alla stessa riga. Ho giocato la Champions a 19 anni con il Valencia e voglio tornare a farlo. Voglio andare a un Mondiale (e ora iniziano le qualificazioni) e voglio provare a vincere la Coppa America che si gioca in Argentina a giugno. Poi, in estate, parleremo di tutto il resto».

Una delle squadre che più lo vorrebbe pare essere l'Inter di Conte. «Innanzitutto perché ha un allenatore top: nel primo tempo li abbiamo messi in difficoltà dato che Gotti è bravissimo a preparare le partite. Nell’intervallo Conte ha cambiato un paio di cose e l’Inter ha cambiato passo. Anche se quella di domenica era la classica partita che sarebbe stata decisa dall’episodio, come è stato. Conte? Certi allenatori riescono a farti vedere cose che tu da solo non riesci a vedere. È chiaro che mi piacerebbe essere allenato da tutti gli allenatori considerati top. A proposito, Gotti è uno degli allenatori più bravi che abbia mai avuto»

Brescia, Verona, Bologna e Fiorentina: in un mese l'Udinese si gioca la salvezza.  «Ecco, non iniziamo a dire che basta fare bene queste quattro partite per essere a posto: quella non è certo la strada giusta. Piuttosto aiuta non essere punto a punto con le altre: l’anno scorso eravamo lì e sappiamo quanto sia dura giocare e poi attendere il risultato delle tue avversarie. Spero che la lezione ci sia servita, ma su questo sono molto ottimista. Da quando sono a Udine, mi sono divertito tanto a stare in campo. Giochiamo bene, creiamo sette, otto palle gol a partita e lottiamo alla pari con tutti. Vedo un’Udinese che ha personalità, voglia di giocare a calcio, ma, purtroppo, le cose non stanno girando come dovrebbero. È dura, per esempio, non prendere nemmeno un rigore in ventidue giornate...».

De Paul ora è una mezzala, ma Gotti  però lo considera “prestato” al ruolo. «Sì, gli parlo spesso e glielo dico sempre, però poi quelle sono scelte personali. Quello che sta facendo a Udine è eccezionale perché, quando andiamo in campo, sappiamo alla perfezione pregi e difetti degli avversari e non è facile spiegare queste cose in una squadra dove convivono giocatori di tante nazionalità diverse, che non parlano la stessa lingua. Lui spiega le cose piano e le ripete tre-quattro volte, altri le dicevano una volta e... chi ci arriva, ci arriva. Io mi sento una mezzala destra o a sinistra e posso giocare a due come in Nazionale. Detto questo, se Gotti mi chiede di fare il centrale in difesa, lo faccio. Ma devo migliorare in tante cose. Io sono un po’ “pazzo” sul lavoro. Mi piace andare a fare palestra pure nel giorno libero e, quando sono tornato in Argentina per le vacanze di Natale, ho chiamato un preparatore della Nazionale e sono andato a Ezeiza (la Coverciano di Buenos Aires, ndr) per fare un programma di allenamenti». 

Udinese che comunque sta valorizzando De Paul, ma non solo a quanto pare:  «L’ho detto anche a Musso e Pussetto quando sono arrivati. Non crediate sia facile arrivare in Europa dall’Argentina ed è fondamentale scegliere bene. L’Udinese ti dà tutto e ti insegna a essere calciatore a 360°. Poi Udine è una città che non ti dà distrazioni e ti permette di tenere a fuoco la mente solo sul calcio».

Infine un segreto sulla vita di De Paul:  «C’è chi va dallo psicologo per stare bene, mentre io, per stare bene, mi alleno: il calcio è il mio psicologo. Se non vado a correre o in palestra tutti i giorni non mi sento in pace con me stesso, sto a letto e mi sento in colpa. E dopo le partite è difficile dormire. Ora mi sto sforzando a imparare dove finisce il lavoro e inizia la famiglia. Ho una bimba di un anno e, se vuole giocare con me perché non mi vede da due giorni, non è che posso restarmene incazzato perché magari ho perso una partita. Prima era impossibile trovare un equilibrio: mia moglie sapeva che se perdevo una partita, stavo zitto tutta la sera».

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