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Giaretta e il mercato: “Il cambiamento è avvenuto con le comproprietà”

Il 'diesse' dei bianconeri, Cristiano Giaretta, ha parlato a Gianclucadimarzio.com sul ruolo dei direttori sportivi e dei cambiamenti che stanno stravolgendo il mercato

Redazione

Il ds bianconero, Cristiano Giaretta, in una lunga intervista al sito Gianlucadimarzio.com ha parlato dei segreti del mestiere e di come sia cambiato il modo di fare il 'diesse' negli ultimi anni: "Fare il direttore sportivo significa avere delle grandissime responsabilità, soprattutto dal punto di vista finanziario e di bilancio.  Oggi il direttore sportivo non può guardare assolutamente ed esclusivamente alla parte tecnica ma ha la necessità di dare un occhio e mezzo al bilancio per cercare di non far accadere alcune cose che sono successe negli ultimi anni. L’ultimo esempio più clamoroso è stato quello di Parma ma bisogna sempre avere coscienza nelle operazioni e fare le cose mantenendo sempre un profilo sempre equilibrato. Quindi non bisogna staccarsi da aspetti tecnici per andare a gestire chissà quanti soldi per aver paura che i risultati non arrivino. Io non vedo che ci siano direttori sportivi più bravi di altri. Dobbiamo però avere un occhio al bilancio e non fare operazioni azzardate, perché credo che i bilanci delle società siano oggi la cosa prioritaria”.                                                                                                                  

Il cambiamento del mercato in questi ultimi cinque anniIl cambiamento c’è stato nel momento in cui sono venute a mancare le compartecipazioni: tenere in comproprietà un giocatore era una possibilità importante soprattutto per il mercato di gennaio, che permetteva comunque di vedere e di fare alcuni movimenti, in quel senso il mercato havissuto un momento storico di cambiamento. Per quanto riguarda il resto, i trasferimenti più o meno importanti, credo forse che nell’ultima estate abbiamo migliorato un pochino nel senso che abbiamo cominciato a rivedere dei campioni di un certo livello, cosa che prima era un po' calata”. 

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