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Gino Pozzo: “Nessun contatto con la Red Bull”

"Siamo stati un modello negli ultimi vent’anni, adesso dobbiamo adeguarci alle nuove realtà di mercato. Ci sono squadre con capacità economiche elevatissime; dove una volta arrivavamo prima di tutti oggi ci sono anche gli altri. Il fatto di...

Redazione

La Red Bull, ma non solo nell'intervista che Gino Pozzo ha rilasciato a fine mercato dove l'Udinese è stata definita la succursale del Watford:  «La sensazione è che si voglia dare un giudizio preconfezionato. Sento parlare di disimpegno, eppure per le scelte fatte sul mercato mi sembra si possa parlare di un percorso nuovo e di lungo respiro», ha spiegato al Messaggero Veneto. «Siamo stati un modello negli ultimi vent’anni, adesso dobbiamo adeguarci alle nuove realtà di mercato. Ci sono squadre con capacità economiche elevatissime; dove una volta arrivavamo prima di tutti oggi ci sono anche gli altri. Il fatto di avere la possibilità di sfruttare la collaborazione con il Watford deve essere considerata una ricchezza».

Il discorso poi cade sull'aspetto tecnico dove Zapata stenta e due anni fa poteva arrivare Quagliarella:  «Non si sono verificati i giusti incastri. Sicuramente parliamo di un giocatore di personalità, carismatico. Due anni fa oltre a lui si parlava di Borriello, Maxi Lopez, Amauri. Tutti interessanti, ma abbiamo semplicemente fatto altre scelte. Paghiamo stipendi troppo bassi per la serie A? Dipende dal modello che vuoi impiegare. Il nostro è un calcio autosostenibile. E poi se avessimo preso Isla non sarebbe arrivato Fofana. Non credo che due stagioni sofferte debbano spingerci a cambiare un modello che ha dato risultati eccezionali. Oggi il riferimento è il Sassuolo? Sì, ma con uno sponsor come la Mapei che porta ogni anno 20 milioni di euro. Lo vedo come un modello più vicino al Parma che a quello dell’Udinese».

Il mercato ha detto che che la vecchia guardia è rimasta: «Premesso che la squadra è in assemblaggio e che dobbiamo avere un po’ di pazienza, faccio notare che nei potenziali titolari gli over 30 sono pochi: Karnezis, Danilo, Felipe, Hallfredsson. Mi sembra che ci sia un buon equilibrio. Gli italiani? Se si punta sulla qualità, quella oggi in Italia scarseggia. Ciò non toglie che negli ultimi anni abbiamo fatto un lavoro importante a livello di vivaio che ha prodotto tre giovani tutti portieri, come Scuffet, Meret e Perisan».

Tra i vecchi anche Felipe che attende il rinnovo: «Ha un contratto di un anno con opzione per il successivo a livelli economici corretti. Sta facendo bene, capisco le esigenze del ragazzo ma c’è tutto il tempo per sederci a un tavolo e parlarne».

Quindi si passa a spiegare le ultime stagioni: «Due anni fa avevamo fatto la scelta di puntare su giocatori più affermati. È andata male non per il valore dei singoli giocatori, ma perchè non si è creata la giusta chimica e lo spirito all’interno della squadra. Abbiamo sbagliato allenatori? Tutti ci abbiamo messo qualcosa. Dall’inizio del 2016 abbiamo riaggiustato il tiro mettendo sotto contratto una ventina di giocatori Under 23. Mi sembra un dato importante, non certo quello di una società in via di smantellamento».

Infine le voci sulla Red Bull:  «Non sono un amante dei soft drink. Decisamente meglio un bianco o un rosso friulani. Di quello che è stato scritto non c’è una virgola di vero. Non ci siamo incontrati nemmeno per trattare un giocatore. Mai. Dopo la via crucis dello stadio, adesso fatecelo godere per un po’. Qui si guarda al futuro. L’obiettivo, detto sottovoce a tutti in sede, è quello di tornare in Europa. Non sarà domani mattina, ma ci torneremo»

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