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La seconda vita di Okaka, fondamentale anche quando non segna

Contro il Milan Stefano ha giocato una buona partita: tanto lavoro sporco e sacrificio a servizio della squadra

Redazione

Gotti lo ripete in ogni conferenza stampa: "Okaka, alla soglia dei trent'anni, ha scoperto un nuovo modo di intendere il calcio, capendo la bellezza di poter essere utile alla squadra anche senza il gol". Difficile non essere d'accordo con il tecnico dell'Udinese: Stefano gli dà ragione di continuo.

Anche a San Siro si è visto un Okaka bello tosto. Ha fatto a sportellate con Romagnoli per tutta la partita, dando e ricevendo calcioni; ha difeso tanti palloni, permettendo alla squadra di salire; è tornato a difendere quando c'era bisogno di lui.

Si è reso utile, insomma. Anche senza il gol: la nuova dimensione di un ragazzo che non ha mai segnato valanghe di reti, ma che oggi come mai riesce a essere fondamentale. Forse, come dice Gotti, perché non è più assillato dalla ricerca della soddisfazione personale: un nuovo stato mentale di cui sta beneficiando. Lui, come l'Udinese.

Il lavoro sporco logora, ma può anche esaltare, se si ha l'intelligenza di comprendere quanto può essere prezioso: Stefano l'ha capito e prosegue sulla linea che ha imparato a riconoscere come la migliore. Per lui, come per l'Udinese.

Certo, non si può essere falsi: il gol per un attaccante è importante. E' giusto sia così. Però, nell'economia di una partita, ci sono un'infinità di componenti: Okaka ha imparato a gustarsi quelle che esulano dal superare un portiere. Una nuova maturità o una seconda giovinezza?

Poco importa. L'Udinese in questo momento ha un centravanti che rappresenta un problema per ogni difesa: è un surplus non da poco, specialmente se quasi ogni partita è una bagarre. Stefano corre, sgomita, lotta: piace e si fa voler bene, non solo perché è tremendamente utile. Anche perché ci mette due cose che esaltano i tifosi friulani: cuore e passione.

Massimo Pighin

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