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L’Everest tra sogni e miracolo

La sfida di Torino con la Juventus per l'Udinese è ai limiti dell'impossibile: credere nell'impresa è comunque un dovere

Redazione

"Un punto nelle tre partite successive all'ultima sosta è un bottino francamente esiguo per guardare con ottimismo, magari anche contenuto, al futuro a breve termine. In particolare se il prossimo avversario si chiama Juventus e lo dovrai affrontare a casa sua, dopo che ha subito la prima sconfitta stagionale.

"Occorre essere realisti, pregio che anche nel calcio può fare la differenza. Domenica allo Stadium l'Udinese si troverà di fronte un Everest: i campioni d'Italia feriti, desiderosi di ricucire il prima possibile la distanza dall'Inter capolista, sono un avversario che lascia poco spazio ai sogni.

"Eppure è giusto cullare i sogni, anche quelli che sembrano sconfinare nell'utopia: alimentano le passioni, scaldano i cuori. Pongono di fronte una meta, un obiettivo, una cima: quella dell'Everest. In che modo la squadra di Gotti può fare risultato a Torino? Semplice (si fa per dire): non sbagliando nulla.

"Si parta dall'attualità. L'ultima settimana ha portato in dote ai bianconeri il passaggio del turno in Coppa Italia e il prezioso punto conquistato contro il Napoli. Non è molto, ma neanche troppo poco: è qualcosa, una base di partenza strutturata da risposte positive del collettivo e dei singoli.

"Certo, è ancora troppo poco per non tornare a casa con una sconfitta dallo Stadium: servirà molto altro. Sarà necessaria una squadra che giochi con la bava alla bocca, agonisticamente furente eppure desiderosa di non lasciare il benché minimo pertugio agli uomini di Sarri. Facile a dirsi, molto meno a farsi.

"Bisognerà vedere, poi, un'Udinese in grado di capire quando sarà il momento di provare a far male alla Juve, che in questo primo scampolo di stagione ha dimostrato di non essere proprio imperforabile. Servirà, su tutto, la voglia di gettare il cuore oltre l'ostacolo: fare punti sarebbe un miracolo? Non bisogna attendere che si materializzi per concessione divina, quel miracolo ce lo si dovrà costruire da soli, auspicando al contempo che la Juventus non ritrovi in sette giorni lo smalto che sabato ha dimostrato di non avere.

"Il calcio è bello perché - perlomeno nei commenti e nelle riflessioni - lascia spazio a ogni cosa e al suo contrario. Secondo molti è lo sport più bello del mondo, a parte per le analisi fantasiose, perché concede ancora oggi una certezza: che talvolta i sogni si realizzano, materializzandosi in miracoli. A patto che ci si creda.

"Massimo Pighin

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