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Reja: “L’Udinese dovrebbe blindare i suoi baby-campioni”

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Il tecnico friulano, inserito nella speciale giuria di Goal a Grappoli, ha parlato del team friulano: "Delneri è riuscito a dare un'impronta alla squadra pur non avendo cominciato la stagione dall'inizio"

Castellini Barbara

Reja, il saggio. Una lunga esperienza in campo nazionale e internazionale e un legame strettissimo con il territorio friulano. Edi Reja è da sempre considerato un tecnico molto stimato e apprezzato, non solo per le sue capacità tecniche, ma anche per la sua capacità di trasmettere sul campo i valori della sua terra. Inserito ieri nella speciale giuria di Goal a Grappoli, manifestazione eno-gastronomica tenutasi nell'azienda Keber di Zegla di Cormons, il tecnico ha parlato dell'Udinese, della serie A e del suo futuro. Da ct "limitrofo".

Reja, quali sono gli "ingredienti" che potrebbero servire all'Udinese per il futuro?

Non mi permetto di intervenire, perchè lo chef è Gigi Delneri. E' lui che sicuramente ha in mano la situazione e sotto questo punto di vista direi hce ha già centrato l'obiettivo. All'inizio, quando è subentrato, ha affrontato una situazione non facile, l'Udinese stava passando dei momenti brutti. Lui generalmente è uno che entrando in corsa non incide molto, invece se parte dall'inizio sì. Per la filosofia che ha è uno che dà un'impronta molto definita alle sue squadre e l'ha già data all'Udinese. Ingredienti? Mantenere in organico i giovani che si sono messi in luce quest'anno. Adesso non so se la società sia costretta a vendere, ma speriamo che al massimo ne parta uno per sanare il bilancio. Per il resto, i giovani andrebbero tutti confermati.

Con Delneri al timone?

Sicuramente. Non credo ci siano problemi a riguardo. Ogni tanto viene fuori qualche notizia in merito al fatto che non ci sia ancora la conferma automatica, però io credo che i Pozzo sapranno valutare il suo lavoro. Sarebbe veramente un qualcosa di "straordinario" se non dovesse rimanere all'Udinese.

Il futuro di Reja, invece?

Reja ha già dato (sorride, ndr). Se capitasse, come ho già detto altre volte, mi piacerebbe allenare una nazionale, ma non da fare grandissimi viaggi. Diciamo nei "dintorni", nelle vicinanze del Friuli, come Slovenia, Croazia,... Ho avuto una richiesta da una federazione africana, sono ancora in attesa di qualche richiesta. Adesso vivo il Collio, sto "vivendo" queste zone. D'altronde sono partito a 16 anni e non sono ancora tornato. Ora finalmente rivivo questi territori, dalla grande tradizione eno-gastronomica. Fare l'allenatore, sappiatelo, è dura, è tosta. Si pensa poco al resto. La testa è concentrata sulla tattica, sullo studio delle squadre che devi affrontare, sembra niente, invece cominci il lunedì a pensarci e la domenica sera, appena finita la partita, pensi già al turno che ti aspetta. E' un lavoro particolarmente stressante. Ho settantadue anni, penso di aver già dato.

Infine, una domanda sulla serie A. Domenica si è stabilito il record di marcature in una giornata: 48. E' un segnale di crescita o di regressione del calcio italiano?

Per quanto riguarda l'Italia, in modo particolare, è una regressione, perchè sul piano difensivo quando subisci dei gol vuol dire che l'organizzazione non esiste. L'unica cosa che puoi migliorare è proprio l'organizzazione difensiva. Evidentemente o c'è un problema di condizione fisica o si tratta di un momento particolare. Nell'arco del campionato può accadere, ma raramente, che ci siano tanti gol. Io ho visto le reti subite... ci sono stati parecchi errori, sia dal punto di vista singolo che di reparto.

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