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Udinese, eravamo quattro amici al VAR….

L'Udinese è stata una delle società che ha voluto la tecnologia in campo. Ora se ne lamenta, ma la sua classifica non è di certo colpa di questo: lasciamo i quattro amici al VAR che parlino pure di come sarebbe oggi il mondo con quel pari...

Redazione

Partiamo dalla fine, dalle parole del direttore Pradè (l'unico che ci mette la faccia, mentre da Londra tutto tace):  "Noi ad ogni partita ci giochiamo tutto. Ogni punto per noi è vita. Il gol non era assolutamente da annullare. Era a 12 metri dalla porta. Sirigu la legge benissimo, semplicemente non ci arriva. Siamo neri, non ci va giù questa situazione, non si può annullare un gol del genere, all'89' con un fuorigioco di posizione con il giocatore a 12 metri dal portiere, dove non c'è neanche la palla addosso al calciatore. Non va bene: noi ci giochiamo l'anima, ci giochiamo tutto. Veniamo da un momento difficile, dove abbiamo un rapporto difficile con la piazza, con i nostri tifosi (peccato che ad alimentare il distacci ce la stia mettendo proprio tutta anche lasocietà, nda); noi abbiamo messo il cuore, l'anima, ci abbiamo messo tutto. Tornare a casa senza punti è davvero deprimente.  Sono contento per la prestazione dei ragazzi, per l'impegno. Mi dispiace per loro, perchè queste sono botte psicologiche. Ce la metteremo tutta, l'Udinese non rimane inerme, si vuol far sentire, c'è rispetto per un popolo, per la proprietà, per gente che lavora. Non va bene così".

Insomma la tanto attesa VAR, che l'Udinese ha voluto forse più di tante altre sue sorelle di Serie A ora sembrerebbe penalizzarla. Peccato che così va il mondo e anche a Torino le decisioni analizzate dopo l'avvento della tecnologia e alla luce del regolamento sono giustificate.In fondo i Granata all'andata si sono visti negare un rigore senza che l'arbitro andasse a controllare il famoso monitor, anche all'Olimpico ne hanno reclamato uno. L'Udinese, in fondo, ha avuto anche l'occasione dagli undici metri grazie alla tecnologia, che poi De Paul ha sprecato come un ragazzino alle prime armi.

Per cui prima di inalberarsi su certi discorsi sarebbe bene che la società Udinese Calcio SpA facesse ammenda dei suoi errori, non di quelli degli altri perché la classifica è specchio della qualità (!?) della rosa e del non gioco che mostra la squadra di Nicola. Inutile girarci attorno, anche le poche occasioni create sembrano episodiche e non di certo frutto di personalità di manovre ripetute. Si cerca la giocata del singolo che a volte porta bene, spesso no. E' successo con la Fiorentina, complice un disgraziato calcio d'angolo peri viola che hanno sprecato regalando un contropiede, è successo a Torino con la rete annullata dove la squadra di Mazzarri si era dimenticata semplicemente di marcare il tiratore a 25 metri. Insomma l'Udinese  non c'è e le dichiarazioni sembrano solo la dimostrazione che si è sull'orlo di una crisi di nervi.

Del resto ora i bianco e neri se la giocheranno col Chievo, che a nove punti, sorniona e senza nulla da  perdere, verrà a Udine tranquilla a giocarsi l'ultima fetta di possibilità di salvezza: sbancare il Friuli (perché si chiama così....) per Di Carlo e compagni significherebbe portarsi a meno sette proprio dall'Udinese, che ha il fiato sul collo ora del Frosinone, dell'Empoli del Bologna, tra l'altro tutte in vantaggio negli scontri diretti per ora.

L'Udinese con il peggior attacco dal 1993, una difesa da banda del buco, solo due reti segnate di testa, tanti giocatori dispersi o lasciati disperdere paga solo i suoi errori, non la tecnologia che pure non amiamo e mai l'avremmo voluta (in Inghilterra vivono benissimo senza). Prendete Lasagna, eroe l'anno scorso, trattenuto a furor di società che ha raccontato di aver rifiutato tante proposte in estate (probabile), poi ecco la fascia di capitano e ora si ritrova ad essere un soldato semplice che deve entrare al posto di Okaka o Pussetto e in 20 minuti qualcuno spera possa spaccare il mondo, senza pensare che psicologicamente può patire nel vedere giocatori (leggasi pure De Paul) che giocano per grazia ricevuta, mentre lui rimane lì ad aspettare il suo turno.

Ma le colpe sono anche di Nicola che non ha ancora dato un'identità alla squadra sempre attendista e, al di là di qualche reazione nervosa, senza idee pratiche e un gioco (il 3-5-2) che ha annoiato anche i muri. Anche lui col Chievo si gioca tutto, pare che ci sia già un nome pronto s subentrare, anche se alla fine non è cambiando l'ennesimo allenatore che si cambia il corso del destino, con un declino cominciato anni fa (quando gli interessi si sono spostati in Albione) e non oggi.

Per cui lasciamo i quattro amici al VAR che parlino pure di come sarebbe oggi il mondo con quel pari mancato. Sarebbe uguale, con una classifica e una squadra preoccupanti.

 

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