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Udinese, la solita storia

Sommando i fattori il risultato è sempre lo stesso: discontinuità e il dover affrontare ora l'Inter come un'altra finale per non perdere il vantaggio accumulato con quelle vittorie che forse hanno illuso tanti, ma non tutti non sarà facile.

Redazione

Forse qualcuno aveva ragione a non dover esaltare troppo la prestazione di San Siro contro il Milan. L'Udinese che ha raccolto tre vittorie consecutive togliendosi dalla zona rossa della classifica sembra non voler imparare mai la lezione e ricade sui soliti errori difensivi e le solite distrazioni di massa abbinate a precarietà sotto rete. Insomma la solita squadra che nonostante i cambi in panchina da anni ci ha abituati ad alti e bassi, come questi ultimi che alla fine si sono rivelati sempre superiori ai primi, anche oggi oltre alla salvezza non c'è da auspicare ad altro e forse il troppo entusiasmo dopo San Siro doveva essere più ragionato a mente fredda.

LA PARTITAUdinese grigia come la sua maglia al Tardini. Formazione oramai tipo contro i ducali rimaneggiati, eppure è la squadra di D'Aversa che fin dal primo minuto prende sul possesso del gioco complice anche una squadra, quella friulana, particolarmente lenta e prevedibile oltre che molto distratta. Così è la squadra di D'Aversa che sfrutta al primo grossolano errore della difesa udinese (Larsen si dimentica la marcatura) e Gagliolo ne approfitta da posizione laterale battendo Musso. Per la cronaca il difensore del Parma ha segnato due reti su tre fatte finora proprio alle zebrette.

Poi è ancora solo Parma e il raddoppio è una logica conseguenza con il portiere argentino stranamente colpevole sul tiro di Kulusevski  e rete.

L'unica occasione dell'Udinese arriva al 40' con Lasagna ben servito da Fofana (fino a quel momento quasi invisibile) e con la traversa che nega la rete.

Nella ripresa Gotti passa al 4-3-3 mettendo Jajalo al posto di Becao, ma rimane il Parma a fare la partita con  il solo Mandragora a farsi vedere con qualche tiro dalla distanza senza particolari velleità. Al 56' altra vera occasione con De Paul su punizione. Al 74' è sempre Mandragora a divorarsi la rete solo davanti al portiere.

La squadra di Gotti ha limiti tattici, forse anche il tecnico sbaglia nel voler tentare sempre di portare a casa il minimo sindacale andando poi a perdere, la squadra dimostra di allungarsi troppo in molte fasi forse per causa di gambe che non rispondono alla testa e questo è un  limite atavico. I ducali, seppur rimaneggiati, hanno dettato legge là in mezzo dove Fofana, De Paul e Mandragora forse hanno risentito troppo di voci di mercato che a Udine sono invadenti come le zanzare d''estate e su questo la società deve risponderne perché le permette da sempre. Non è quello il problema principale, sia chiaro, ma aiuta a destabilizzare uno spogliatoio che da anni è teso per via della troppa concorrenza interna e per un gioco che ancora non assimila e non sa imporre. Sommando i fattori il risultato è sempre lo stesso: discontinuità e il dover affrontare ora l'Inter come un'altra finale per non perdere il vantaggio accumulato con quelle vittorie che forse hanno illuso tanti, ma non tutti, non sarà facile.

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