udinese

Udinese, stanchezza canaglia. L’Inter soffre e passa

Una buona Udinese nel primo tempo non basta a chiudere i conti: nella ripresa calo fisico determinante per la squadra di De Canio, ne approfitta un'Inter non bella ma affamata.

Monica Valendino

Sono due i dati che vanno sottolineati prima di tutto il resto. Primo, Jovetic ha un qualche suo problema con l'Udinese che puntualmente risolve con i gol. Secondo, 22 stranieri in campo sono un insulto all'Italia e al suo calcio più che il simbolo di uno sport cosmopolita.

Poi si può passare al resto, La trasferta di Milano contro l’Inter non era facile: la stanchezza ha giocato un brutto scherzo. La ripresa è stata una sofferenza per l'Udinese, che già non vanta una forma complessiva esaltante (causa atavici problemi), ma che per di più arrivava a San Siro a circa 62 ore dalla partita con la Fiorentina.  Inoltre, dopo aver conquistato virtualmente la salvezza, non era facile da affrontare questa gara.

Sommando questi fattori il risultato è quello visto in campo: una Inter non di certo bella, ma più affamata e più arrabbiata dopo la sconfitta di Genova, che ha fatto il suo e alla fine ha trovato l’episodio giusto per battere una Udinese dignitosa, ma non di certo irresistibile come quella che ha battuto Napoli o Fiorentina. Ottimo primo tempo per la squadra di De Canio, poi come detto il gran calo. Con  un finale rocambolesco: Handanovic salva il risultato su Zapata, Eder pochi secondi dopo chiude i conti.

[fncgallery id="86803"]

Poteva capitare, ma lo sguardo più che al campo di San Siro va alla panchina: De Canio si gioca la conferma proprio se riesce a dare continuità di risultati. Giusto? Sbagliato? Il pubblico dell’Udinese è col tecnico, anche la squadra. Ma il club sta ancora ragionando sul da farsi. Di certo nove gare, quelle che avrà complessivamente a disposizione il tecnico lucano, non sono tante per dimostrare tutto. A oggi può però già vantare una Udinese comunque diversa rispetto al passato, anche quando perde.

tutte le notizie di

Potresti esserti perso