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Udinese, una storia di rivoluzioni, una storia di attacchi

L’Udinese ogni tre anni, più o meno, cambia faccia: ma quest’anno Andrea Stramaccioni si è trovato con parecchi problemi. Primo l’eredità di Francesco Guidolin, che più i qualche gufo cerca ogni tanto di tirar fuori. Lui sa...

Monica Valendino

L'Udinese ogni tre anni, più o meno, cambia faccia: ma quest'anno Andrea Stramaccioni si è trovato con parecchi problemi. Primo l'eredità di Francesco Guidolin, che più i qualche gufo cerca ogni tanto di tirar fuori. Lui sa che non deve far altro che rispondere col lavoro. Ma i problemi, come visto a Napoli, ci sono e non sono certo colpa sua. A meno che qualcuno non pensi che Stankovic in allenamento entri come un caterpillar sui suoi giocatori.... Piuttosto nascono da un cambio generazionale in atto (i senatori a vita non fanno parte del progetto), continuano con un mercato estivo che non è affatto vero che è stato voluto dal tecnico: solo Piris, Thereau e Kone sono i nomi da lui indicati (sia ben inteso, non pretesi) per i quali la società lo ha accontentato. Il resto è stato tutto frutto della politica del club, come sempre avvenuto. Solo che oggi, mentre tutti attendevano Muriel, nessuno si è accorto che questa rosa forse abbondava di giocatori in ritiro, ma poi stringi stringi (tra infortuni e nazionali) sono rimasti in dodici contati. anzi quindici a essere corretti al San Paolo. Pochi per reggere l'urto con i partenopei.

Strama ha puntato subito sul costruire un gruppo solido e gli abbracci dopo i gol (inutili per la vittoria) sul Cagliari lo dimostrano. Ma è anche l'unico che dal 1999 non ha potuto contare su valide alternative, specie in avanti dove anche Di Natale sta per abdicare, forse deluso.

Guidolin aveva a disposizione nel primo anno Sosa, Locatelli da usare come trequartista, Amoroso, Poggi e il jolly Jorgensen.

L'anno dopo Gigi De Canio aveva Sosa, Muzzi (l'acquisto più costoso della storia del club), Margiotta, e i jolly Jorgensen e Fiore da poter fare agire come trequartisti.

Poi  Spalletti che sostituisce De Canio: un giovane Iaquinta, Muzzi, Margiotta, la promessa Esposito, Warley (mai esploso), ma almeno la sicurezza Jorgensen oltre che Fiore, che come detto avevano chiare qualità offensive ed esperienza.

Quindi  Iaquinta che cresce alle spalle di Muzzi, la meteora Nomvethe, Sosa, Di Michele e il solito Jorgensen a supporto per Ventura e salvezza soffertissima.

Ancora Spalletti che  inizia a forgiare la sua squadra, con Iaquinta, Muzzi, Jancker e il solito Jorgensen da giostrare tra i titolari.

Poi diventano  Iaquinta, Fava, Jorgensen, Gyan, Jancker.

Dopo due qualificazioni europee ecco la Champions con Di Natale, Iaquinta, Di Michele, e con un Pizarro a centrocampo.

Arrivano Cosmi e poi Galeone che hanno  Barreto, Di Natale, Iaquinta e tanti problemi, con Vincenzo oramai con la testa altrove.

Poi il ciclo Marino e gli attacchi più forti, forse della storia dell'Udinese: Di Natale che esplode, Floro Flores, Pepe, Quagliarella, Sanchez.

Torna Guidolin e per sua scelta si gioca con due punte (una e mezzo, Di Natale e Sanchez), ma con Isla, Asamoah e infine Pereyra pronti a inserirsi.

Oggi Strama cos'ha? Di Natale e Thereau (per fortuna. Poi giovani promesse che stanno crescendo col suo lavoro e con le sue idee che seguono. Con qualche caduta, del resto 'siamo solo l'Udinese' si giustificava qualcuno. Strama no, si arrabbia negli spogliatoi di Napoli perché sul 3-1 l'Udinese se la poteva ancora giocare. Non è poco, forse è poco quello che ha disposizione.

Aspettando Aguirre e Perica, che ovviamente vengono enfatizzati, ma purtroppo devono dimostrare ancora tutto. Fiducia massima negli osservatori, ma non sempre sono stati infallibili.

©Mondoudinese

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