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Verso il Cagliari pensando al mercato

L’Udinese chiude il girone d’andata attendendo la visita del Cagliari che sfiderà gli uomini di Andrea Stramaccioni domani pomeriggio allo stadio “Friuli” alle ore 15.00. Partita che segnerà alcuni importanti incroci tra presente e...

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L’Udinese chiude il girone d’andata attendendo la visita del Cagliari che sfiderà gli uomini di Andrea Stramaccioni domani pomeriggio allo stadio “Friuli” alle ore 15.00. Partita che segnerà alcuni importanti incroci tra presente e passato per alcuni elementi di fresca acquisizione da parte del sodalizio del presidente Tommaso Giulini. Zeljko Brkic ha da poco salutato Udine e domani cercherà con ogni mezzo di sbarrare la via della rete agli ex compagni: la sua avventura in bianconero ha vissuto parecchi alti e bassi, si è di fatto conclusa con l’infortunio durante il riscaldamento del match da dentro o fuori dello scorso febbraio a Bologna, fatto che ha contribuito all’esordio e alla scoperta (sarebbe esagerato e prematuro parlare di esplosione) di Simone Scuffet; cio’ non toglie che l’estremo difensore serbo, anche nell’ultima parte della sua esperienza friulana vissuta dalla panchina, si sia sempre allenato con grande professionalità, aspetto di non poco conto per un pubblico come quello del “Friuli” che crediamo gli tributerà un corretto applauso all’annuncio delle formazioni. Ovazione che non dovrebbe mancare anche all’annuncio del nome del tecnico dei sardi. Gianfranco Zola è stato un talento calcistico emerso tardi dopo tanta gavetta, con un’esplosione motivata anche, ma non esclusivamente, dal fatto di allenarsi e giocare al fianco di un certo Maradona, il quale aveva sempre riposto fiducia nelle doti dell’allora ragazzo di Oliena. Gianfranco Zola fuoriclasse senza eccessi, un uomo che in questo suo essere genio senza sregolatezze ha saputo diventare l’idolatrato magic box per gli inglesi, ai tempi della sua lunga militanza nella terra di Albione. Insomma, uno di quei personaggi che da sempre onorano il calcio e che ingenerano un sentimento di rispetto anche se i colori indossati, da giocatore o da tecnico, non sono quelli della squadra del cuore. Un trattamento che Luis Muriel –ahilui – a giudicare dai fatti che hanno tenuto banco in questa rovente settimana di mercato, non potrà di certo attendersi da quelli che ormai si possono definire i suoi ex-tifosi (la trattativa, tra discese ardite e risalite, è in dirittura d’arrivo).

La vicenda va analizzata a nostro giudizio da due differenti prospettive. E’ vero che alla fine l’affare si farà perchè le tre componenti coinvolte, dirigenza doriana, dirigenza friulana e giocatore avranno raggiunto i rispettivi obiettivi. Ferrero dimostra ancora una volta determinazione nel portare in blucerchiato il profilo professionale chiesto da Sinisa Mihajlovic, con Samuel Eto’o ulteriore colpo mediatico a sensazione, i Pozzo non svendono un giocatore che a furia di essere atteso e restando di fatto un’eterna promessa, rischiava di deprezzarsi ulteriormente sul mercato, e Luis Muriel, che a tutto ambiva fuorchè trascorrere un solo minuto di piu’ in Friuli, finirà con l’essere accontentato perchè, come da sempre sostenuto dal Paron, da queste parti le “manette” ai giocatori non sono state nè verranno mai messe.

D’altra parte l’amarezza di un pubblico che vive in simbiosi e in buona armonia le vicende di squadra e società, è comprensibile. Gli eccessi e i moti popolari per la rinuncia ad un giocatore non sono fatti che appartengono a queste terre e a queste genti, abituate a vivere –sono parole di Serse Cosmi- il calcio non già con freddezza ma con discrezione. Ma dall’alto di quella competenza che, in tempi non sospetti, un tecnico amatissimo come Alberto Zaccheroni gli ha riconosciuto, il tifoso friulano mette insieme i fatti che hanno contraddistinto il rapporto tra il colombiano e la società, e non puo’ esimersi dal criticare, a ragion veduta, aspramente, il puntero sudamericano. Qualcuno potrà storcere il naso sul fatto che la società bianconera si ostini a cercare talenti da valorizzare in ogni parte del mondo. Ma appurato cio’, nessuno tra tifosi, addetti ai lavori e soprattutto questi giovanotti primi attori di un calcio sempre piu’ globalizzato, puo’ affermare che ad Udine la società non sia consapevole del fatto che loro, i calciatori provenienti da tutto il mondo, abbiano bisogno di un adeguato trattamento, sotto l’aspetto tecnico ma soprattutto sotto il profilo umano, per potersi adeguare all’Italia in primis e ad una realtà cosi’ specifica come Udine in seconda battuta. Cosi’ era accaduto per altri, allo stesso modo è stato trattato il buon Luis. I Pozzo ne sono sempre stati convinti: l’Udinese,  prima ancora che una squadra, per i calciatori deve rappresentare una famiglia, all’interno della quale esistono doveri ma anche diritti. Diritti dei quali anche il colombiano classe 91 ha beneficiato. Pozzo junior e senior, credendo nelle doti di Luis, da buoni padri di famiglia, con tanta pazienza l’hanno atteso, anche dopo lunghi e negli ultimi tempi reiterati infortuni. E non dimentichiamo quanto la società sia stata paziente, indulgente, sensibile e vicina alle richieste del giocatore nel momento in cui il colombiano, neo-genitore, ha beneficiato, mentre i compagni sudavano in una Carnia mai cosi’ calda durante il periodo di preparazione dello scorso campionato, di giorni di licenza e voli intercontinentali con destinazione Stati Uniti per poter vivere a pieno, e dal vivo, questa gioia. Anche su questo tema, pur nel pieno rispetto della libertà di certe scelte, non ci si puo’ sottrarre ad un certo tipo di paragoni: Abel Balbo, indimenticato bomber argentino, decise di far nascere suo figlio Nicolas qui ad Udine, dicendo che sarebbe stato “un frut furlan”; Andrea Stramaccioni disse orgoglioso, dopo la vittoriosa partita contro l’Inter, di sentirsi parte del Friuli tanto da decidere che suo figlio Giulio avrebbe dovuto vedere la luce ad Udine; Muriel e la moglie hanno deciso altrimenti. Qualcosa vorrà pur dire. La mancanza di feeling tra i colombiani e il Friuli ha visto in tempi recenti due precedenti poco felici, con Armero che ha considerato Udine quale mero trampolino di lancio e Cuadrado le cui disavventure friulane non possono essere ricondotte solo al fatto di essere stato schierato fuori posizione da Francesco Guidolin.

Il problema va forse preso in esame mettendo in relazione una  visione del mondo diametralmente opposta se confrontiamo il friulano ed il colombiano: da un lato un popolo concreto e poco incline agli eccessi (non già agli entusiasmi, che se opportunamente suscitati sanno anche manifestarsi), agli antipodi con l’espressione piu’ allegra e sfrenata della composita  realtà latino-americana. Non a caso le generazione di fenomeni colombiana attinta in gran parte dal Nacional di Medellin di Francisco Maturana aveva prodotto figure picassiane di calciatori assolutamente fuori dagli schemi come il portiere Renè Higuita ed il zazzeruto centrocampista Carlos Valderrama. E forse Genova nella sua espressione doriana, milieu che in passato ha già dimostrato di avere le coordinate ideali per accogliere con successo personaggi fuori dagli schemi come Mancini e Vialli prima, Cassano in tempi piu' recenti, potrebbe nuovamente rappresentare la soluzione giusta per giocatori abituati a "viaggiare per conto proprio" come Eto'o e Muriel.  Lasciamo agli affezionati lettori ogni giudizio sul tema e torniamo alla stretta attualità, rappresentata dal Cagliari.

In attesa di novità dal mercato per una ridefinizione non solo numerica del reparto avanzato (Aguirre a parte), la rosa dei giocatori convocabili da Strama, tra infortuni e squalifiche, è ridotta ai minimi termini. Ma la domanda che nasce con maggior spontaneità è la seguente: che Cagliari vedremo ad Udine? Da non prendere in considerazione la versione disastrosa dell’undici sardo investito dalla furia del Palermo nella prima di Zola sulla panchina rossoblu’. Molto meglio Daniele Conti e compagni nella vittoriosa partita di domenica scorsa col Cesena, per un 2-1 finale che non fotografa la misura nella quale il Cagliari ha dominato l’avversario, specie nel primo tempo. Ed infine la terza versione del Cagliari targato Zola, quello imbottito di riserve che, senza infamia e senza lode, è uscito dalla Coppa Italia ad opera del Parma. La sensazione è che Zola stia rimuovendo dalla testa, piu’ che dalle gambe dei propri giocatori, ogni scoria di matrice zemaniana, e stia lentamente assemblando un team a propria immagine e somiglianza, le cui caratteristiche peculiari si fondano su una certa attenzione alla fase difensiva, senza pero' mai arretrare troppo il baricentro e senza rinunciare ad offendere, ovviando poi a determinate carenze tecniche con un temperamento degno della serie A. L’Udinese non ha nè tempo nè motivo per recriminare sulle defezioni a cui dovrà far fronte, non deve commettere l’errore di sottovalutare l’avversario e ha l’obbligo di essere pugnace al punto giusto per centrare una vittoria che al “Friuli” manca dalla fine di ottobre. Queste le probabili formazioni. Udinese con Karnezis, difesa a tre formata da Heurtaux, Danilo e Domizzi, mediana con Piris in luogo dello squalificato Widmer, Fernandes, Allan, Kone e Gabriel Silva, in attacco Thereau e Di Natale.

Attenzione alla panchina, che viste le numerose assenze dovrebbe prevedere la presenza di molti elementi provenienti dalla formazione Primavera di mister Mattiussi. Non è da escludere che, con qualche mossa a sorpresa, Stramaccioni rischi da subito o a partita in corso l’inserimento di qualcuno fra questi baldi giovani, anche in considerazione che subito dopo il match di domani ci sarà da pensare alla sfida di Coppa Italia al “San Paolo” di Napoli, giovedi’ sera. Il Cagliari schierato da Zola prevede Zeljko Brkic a difesa dei pali, Pisano, Capuano, Rossettini e Avelar in difesa, Crisetig, Conti e Dessena a centrocampo, e a chiudere una coppia di trequartisti formata da Ekdal e Joao Pedro in appoggio a Sau punta di ruolo. “Magic Box”, che nella tarda primavera dello scorso anno pregustava la possibilità di succedere a Guidolin sulla panca bianconera, non lesinerà gli sforzi per allontanare il suo Cagliari dalla zona pericolosa della classifica e per togliersi qualche piccola soddisfazione nei confronti di Giampaolo e Gino Pozzo che a suo tempo, con tanta convinzione, lo scelsero quale nocchiero del Watford; l’Udinese, dal canto suo, non ha grosse alternative alla vittoria. Che se dovesse arrivare, potrebbe invitare i tifosi a festeggiare gustandosi a fine partita un buon caffè. Con una particolare avvertenza per quanto attiene al caffè di Colombia: fate attenzione, al momento potrebbe lasciare un retrogusto amaro.

Sergio Salvaro

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