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Gazzetta: Causio si racconta, tra Pertini, Bearzot e Udine

Lunga intervista a Franco Causio sulle pagine della Gazzetta dello Sport. Il Barone, oramai trapiantato da anni a Udine, racconta la sua storia da Campione del Mondo. L’Avvocato Agnelli, Bearzot e Pertini. In ordine alfabetico i tre uomini più...

Monica Valendino

Lunga intervista a Franco Causio sulle pagine della Gazzetta dello Sport. Il Barone, oramai trapiantato da anni a Udine, racconta la sua storia da Campione del Mondo.

L’Avvocato Agnelli, Bearzot e Pertini. In ordine alfabetico i tre uomini più importanti della sua vita professionale. 

«L’Avvocato mi voleva bene. Quando Boniperti mi impose di tagliare i capelli, per ripicca mi feci crescere i baffi, e l’Avvocato gli disse: “Boniperti, lasci stare Causio, che è forte”. Veniva nel ritiro di Villar Perosa. Mangiava con noi giocatori, di solito chiedeva due uova con scaglie di tartufo. Era Agnelli, ma non lo faceva pesare. Sapeva della mia passione per le auto e una volta provò a fregarmi con un’Abarth dal cambio automatico, ai tempi molto raro: “La provi, la provi”. Me la cavai perché ero amico del suo autista, che mi aveva spiegato tutto. Una sera mi invitò a casa sua con Haller e Altafini per vedere il film di Ciotti su Cruijff. L’Avvocato impazziva per l’olandese, se le frontiere non fossero state chiuse l’avrebbe portato a Torino. Agnelli telefonava all’alba: “Dormiva?”. E io: “Avvocato, prima sì, ora no”. Si parlava, voleva sapere tutto». 

Bearzot? 

«Il Vecio, o il Bea, come lo chiamavo io. Un secondo padre. La sua Italia del ’78 meritava il Mondiale, ma doveva vincere l’Argentina... Un Mondiale politico. Capivamo che qualcosa non andava, ovunque avevamo poliziotti alle costole, però non immaginavamo le torture, gli omicidi di Videla e compagnia. In quel Mondiale il Vecio commise l’unico errore “tecnico” nei miei confronti, mi sostituì all’intervallo di Italia-Olanda. Vincevamo 1-0, Bearzot era convinto di farcela e voleva risparmiarmi per la finale. Non osai dirgli nulla, perdemmo 2-1 e ciao. Pazienza, la perfezione non esiste. Quattro anni più tardi, prima di Spagna ’82, ero all’Udinese, avevo 33 anni. Il c.t. venne a parlarmi: “Franco, il titolare è Bruno Conti. Tu tieniti pronto, se Bruno non ingranerà il posto sarà di nuovo tuo. In ogni caso sarai fondamentale per lo spogliatoio”. Bruno ingranò. Io giocai il secondo tempo col Perù e nella finale coi tedeschi, a pochi attimi dalla fine, il Bea mi fece entrare per Altobelli. Fu il suo modo di dirmi grazie. Resterò per sempre uno dei ragazzi di Bearzot». 

Pertini? 

«Udine anni Ottanta, noi già campioni del mondo. Al campo dell’Udinese arriva una gazzella dei carabinieri. “Cerchiamo il signor Causio”. Per un attimo, brutti pensieri. Poi: “Venga con noi, il presidente Pertini vuole incontrarla”. Sollievo, gioia. Andiamo in Prefettura, il presidente – in visita nel Friuli - mi viene incontro: “Franco carissimo, come potevo dimenticarmi di te. Oggi niente allenamento, stai con me tutto il giorno”. Insieme e in giro dalla mattina alla sera, fantastico e indimenticabile. Pertini sarà per sempre il mio presidente». 

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