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Gazzetta: Infinito Bologna, ripresa l’Udinese al ’91

Gotti ha lasciato che i suoi smettessero di giocare, cosa che il Bologna non sa fare, perché vicino (per la quindicesima volta stagionale) ha il tecnico da «Full metal jacket».

Redazione

Il punto della Gazzetta sul pari tra Bologna e Udinese.

Per rendere l’idea: erano quasi più quelli davanti alla tivù degli abili e arruolabili in campo. Eppure, poi, è sbucato Palacio, minuto 46 s.t., zona-resilienza, dimensione-disperazione: il Bologna manifesto del «mai-mollare» pareggia col suo 3-Fantasia e l’Udinese butta via la staffilata da tre punti in una maniera che rimarrà scolpita nella roccia dei cattivi pensieri. Sinisa si prende un puntaccio d’oro, per la quarta volta santifica i finali di gara e lo fa anche con un 2001 (Juwara) e un 2002 (Baldursson) dentro al caos organizzato offensivo che dal quarto d’ora del secondo tempo sovrasta un’Udinese troppo comoda e sgonfia per potersi conquistare il meglio. Gotti ha lasciato che i suoi smettessero di giocare, cosa che il Bologna non sa fare, perché vicino (per la quindicesima volta stagionale) ha il tecnico da «Full metal jacket».

Con calma

L’Udinese affronta il Lato A del match con la calma di chi può attendere che il Bologna esaurisca i suoi 11 sopravvissuti (a squalifiche e infortuni): sbaglierà. Perché è vero che la squadra di Sinisa sembra spegnersi dopo nemmeno mezz’ora sembrando un pugile fragile che ha le energie contate (vedi anche la panca-Primavera), ma alla fine c’è sempre. Non lascia mai la presa. Giocando sull’emergenza bolognese (10 uomini fuori), i friulani tappano, si sistemano, si compattano e poi ripartono nei momenti in cui la superiore qualità del Bologna offre spiragli. E’ in una di queste occasioni che De Paul, sul quale Domiguez è in ritardo, si prende una punizione sulla trequarti e poi la calcia come il suo piede (buono buono) comanda: palla arcuata a uscire, ed ecco che arriva il gigante Okaka. Zuccata imprendibile e vantaggio: che però è solo apparenza temporanea.

La scossa

Perché è anche in queste situazioni che il resiliente Sinisa serve: già in panchina quaranta minuti prima che iniziasse la gara, trasferitosi allo stadio in pullman con la squadra, Mihajlovic (che appunto deve fare a meno di 10 uomini, compreso Skorupski che in mattinata è rimasto a casa per un’influenza) scuote un po’ tutti nell’intervallo, il che sa di frase retorica ma anche di scintilla che ha il dono della concretezza, perché il Bologna si riprende il campo con altra linfa e altri occhi. L’Udinese si ripresenta con basso voltaggio, si chiude a riccio, fatica ad arrivare al tiro e non è una novità; il Bologna ha maggiore qualità perché fra Orsolini, Palacio, Barrow e Dominguez messo come interno, beh, il velluto per crearsi qualcosa di elegante c’è. Solo che l’eleganza a volte non coincide con gli applausi, e allora Sinisa infila il primo islandese del Bologna (Baldursson, classe 2002, che va a fare il trequartista e il mediano basso) e l’intrepido Juwara (2001) per dare altra sfacciataggine a un dispositivo che diventa logico nella sua imprevedibilità. E qui cambia tutto.

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