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Gazzetta: La marcia trionfale del Parma, stesa pure l’Udinese

E' davvero una Marcia Trionfale, quella del Parma di Roberto D’Aversa, che gioca seguendo lo spartito di Giuseppe Verdi e, alla fine, lo spettacolo è trascinante tanto che il pubblico si fa coinvolgere in una «ola» collettiva come non si...

Redazione

Il commento della Gazzetta dello Sport alla vittoria del Parma sull'Udinese.

 Il sesto posto in classifica, in coabitazione con Milan e Cagliari, è una specie di miracolo se si considerano i guai che, nella prima parte di stagione, hanno penalizzato il Parma: ieri ha battuto l’Udinese con un perentorio 2-0 e nella lista degli infortunati figuravano Inglese, Gervinho e Karamoh, cioè la maggior parte del potenziale offensivo. Ma siccome nel calcio, a volte, i valori morali contano di più delle qualità tecniche, ecco che i ragazzi di D’Aversa hanno saputo mettersi le disavventure alle spalle e costruire un’impresa. I gol di Gagliolo e di Kulusevski, entrambi nazionali svedesi, certificano che gli emiliani stanno meritatamente nella parte sinistra della classifica. Il che non significa che appartengano alla nobiltà della Serie A, però alla medio-alta borghesia sì.

Gran pressing

Colpisce il modo in cui il Parma ingabbia l’Udinese, non la fa mai ragionare, le toglie l’iniziativa e va a prendersi la gloria. Succede tutto nel primo tempo, quando i friulani stentano a trovare le giuste posizioni sul campo e nella zona della trequarti, a volte lasciata libera da Mandragora che va a pressare Scozzarella, nascono le iniziative più pericolose. Il gol di Gagliolo nasce da una carambola e da un pasticcio difensivo dei friulani, quello di Kulusevski (che lo svedesino dedica all’infortunato Inglese) da un errore di Musso, però gli emiliani dimostrano di meritare il doppio vantaggio perché sono sempre padroni della partita, arrivano per primi sul pallone, lo gestiscono con saggezza e, appena possono, si fiondano in avanti appoggiandosi sul gigante Cornelius abilissimo a distribuire il gioco di testa o di petto. Dall’Udinese soltanto due squilli, entrambi di Lasagna ed entrambi al 40’ del primo tempo: prima un tiro da fuori ribattuto da Sepe e poi un sinistro che bacia la traversa. Poco, tuttavia, per far paura al Parma, che comincia la ripresa con lo stesso piglio della prima parte di gara. Hernani e Kulusevski sfiorano il tris prima che Gotti decida di cambiare le carte in tavola: fuori un difensore (Becao) e dentro un centrocampista (Jajalo), mossa che consente il passaggio al 4-3-1-2.

Gestione attenta

A questo punto, e siamo al 15’, gli emiliani si ritraggono un poco, spinti anche dagli avversari che vanno vicino alla segnatura prima con Mandragora e poi con una punizione di De Paul, maldestramente deviata in barriera e sulla quale Sepe si produce in un grande intervento. Al 27’ è sempre Mandragora ad avere sui piedi il pallone per riaprire la partita: glielo consegna inopinatamente Iacoponi, lui s’invola verso la porta, ma sbaglia clamorosamente calciando a lato. D’Aversa intuisce che il vento soffia pericoloso e allora fuori Kurtic, dentro Dermaku, difesa a cinque e occhi ben aperti. Da quel momento il Parma controlla e non rischia più nulla, dimostrando di essere, oltre che una squadra coraggiosa, anche umile: quando le energie scarseggiano, non ci si deve vergognare a fare un passo all’indietro.

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