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Gazzetta: Udinese salvata da Musso

Il portiere para un rigore al 98’. Gotti conferma l’addio alla panchina: favoriti Zenga e Longo

Redazione

Il commento della Gazzetta sul pari dell'Udinese contro la Spal.

Ma è sicuro di lasciare, di rinunciare a emozioni forti come vedere il proprio portiere parare un rigore all’ultimo minuto di un interminabile recupero? Luca Gotti, per scelta personale allenatore ad interim dell’Udinese, non cambia idea: «Lascio come promesso. E non rimpiangerò di aver perso qualche chilo prima, durante e dopo il tiro di Petagna…». La società si è presa qualche giorno per decidere tra una lista di nomi: Walter Zenga, il favorito con Moreno Longo, poi Davide Ballardini e Pasquale Marino.

La svolta mancata

Già, il rigore di Petagna, assegnato dalla Var: il primo di questo campionato avrebbe potuto regalare alla Spal la prima vittoria e il primo gol in trasferta. Non è successo niente e la classifica resta appesa a troppi condizionali. Diciamo subito che la vittoria non sarebbe stata meritata. Che la partita, diversamente bella, era giusto che si chiudesse così. Che si sarebbe sbloccata solo con un episodio (vero, Petagna?), perché i sistemi di gioco, identici e poco modificabili, uniti all’ansia da classifica hanno portato le due squadre ad annullarsi poco per volta. Il 3-5-2 di Gotti leggermente più spregiudicato di quello di Semplici, ma siamo ai dettagli. L’Udinese si è fermata, anche perché non ha trovato in De Paul l’uomo guida: bravo Missiroli a limitarlo con la collaborazione di Strefezza, è vero, ma da un argentino tanto creativo era lecito aspettarsi di più, almeno una giocata, un’idea, che rompesse la monotonia del pomeriggio. Jajalo si è limitato a duellare con Valdifiori, ma più in là non è andato. Qualcosa di buono sulla fascia sinistra ha fatto Sema, reduce dal primo gol in A, fino all’ingenuità del rigore per fallo di mano. Ma Okaka ha marcato visita, Nestorovski ha lavorato per due scontando un’autonomia limitata. L’Udinese è andata a sprazzi, senza aggredire un avversario che si era adattato in fretta al basso profilo.

Paura

Su un campo dove non vince da 58 anni, la Spal ha lottato contro le sue paure e la sindrome da ultimo posto, spiacevole novità di questo terza stagione di A. Per svegliare un attacco sempre più pigro, Semplici ha puntato sull’inedita coppia Floccari-Paloschi, l’esperienza di Valdifiori, il dinamismo di Kurtic. I cambi del tecnico hanno portato a un brusco ricambio generazionale, visto che l’undici iniziale è stato il più anziano di questo campionato: 31 anni e 111 giorni di media. Dato non banale, al quale ha contributo anche Felipe, gradito ex dopo un decennio al Friuli. Il bilancio della partita è per forza di cose povero: un tiro in porta l’Udinese, tre la Spal. Poi tanti sbagli e tanta approssimazione.

Infortuni e problemi

Semplici sa di essere stato poco fortunato in queste settimane, con gli infortuni in sequenza degli esterni che hanno sbiadito il marchio di fabbrica del suo gioco: dopo la pausa, aspetta con trepidazione il ritorno di Di Francesco, che manca dal 25 settembre e che è stato riportato in panchina come segnale di ottimismo. E poi c’è il problema (grave) dell’attacco: smontare la coppia non è servito a nulla e, se queste sono le premesse, la salvezza rischia di diventare una faccenda molto complicata. L’Udinese ha altri problemi. Il primo, il più ovvio, è il nuovo allenatore. E con lui la qualità del gioco da ritrovare.

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