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Il commento della Gazzetta a Udinese-Torino

L’abbraccione al fischio finale con cui Stankovic quasi lo stritola toglie la scimmia sulla schiena di Stramaccioni. Dopo tre sconfitte di fila e oltre quattro mesi senza successi casalinghi, l’Udinese «espugna» il Friuli. Strama non aveva...

Monica Valendino

L’abbraccione al fischio finale con cui Stankovic quasi lo stritola toglie la scimmia sulla schiena di Stramaccioni. Dopo tre sconfitte di fila e oltre quattro mesi senza successi casalinghi, l’Udinese «espugna» il Friuli. Strama non aveva mai vinto in casa da quando era diventato papà, a ottobre: ieri ci è riuscito nel giorno del debutto allo stadio piccolo Giulio. E ha messo fine alla striscia del Torino: stop dopo dodici risultati utili consecutivi, quattordici se si considera anche l’Europa League. La coppa non è un dettaglio: il Toro ha dato l’impressione di avere già la testa a San Pietroburgo. Non si spiegano altrimenti i troppi errori in disimpegno già nella fase iniziale di gara, le due reti prese da palla inattiva - punto forte dei granata -, gli scricchiolii del solitamente erculeo capitan Glik. Il Toro, cui non piacciono le strisce bianconere (l’ultimo k.o. nel derby con la Juve), solo una volta aveva preso tre gol in A, contro la Roma. Si «ripete» davanti a Villas Boas, tecnico dello Zenit in tribuna al Friuli. «Ai miei ho detto: confondiamolo un po’. Adesso sarà in aereo pieno di dubbi», ha scherzato Ventura. Che pure era andato in vantaggio e ha rischiato di rimettere in piedi la gara con l’assedio della seconda parte di ripresa.

POCHI GIOIELLINI L’Udinese ha difeso il successo con volontà superiore alle qualità. E allora forse occorre chiarire qualche punto, anche alla luce della semi-contestazione di sabato. Con i 3 punti di ieri la salvezza si può considerare una formalità. E crediamo non si possa chiedere molto più a questa squadra. Così come si fatica a credere che i valori della rosa siano superiori alla classifica, cosa di cui è convinto Pozzo. Che, certo, deve far funzionare la sua «azienda». Ma quest’anno è difficile individuare gioiellini. Ieri è spuntato Wague, suo il gol del 3-1, il primo in Italia: il franco-maliano è un gigante, Strama lo usa anche come saltatore sui rilanci dal fondo e ci ha lavorato in questi mesi, ma tecnicamente è ancora «piccolo». Insomma, non sarà mai Thuram.

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Tratto dalla Gazzetta dello Sport

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