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Il commento della Gazzetta all’Udinese

Non c’è stato lo «strappone», la Juve non è salita a più nove, ma i pareggi delle due primattrici del campionato hanno differenti pesi specifici. Ci sta che la capolista pareggi su un campo difficile come quello dell’Udinese, è dura...

Monica Valendino

Non c’è stato lo «strappone», la Juve non è salita a più nove, ma i pareggi delle due primattrici del campionato hanno differenti pesi specifici. Ci sta che la capolista pareggi su un campo difficile come quello dell’Udinese, è dura vincere gli scudetti se ti fai imbrigliare dall’Empoli in casa come sabato la Roma. Più sette era, più sette il distacco rimane, e un’altra giornata è andata. Max Allegri ha perso l’occasione di ammazzare il campionato e di concentrarsi in toto sull’ottavo di Champions col Borussia, però un punto a Udine non va disprezzato. 

QUESTIONE DI SISTEMA? Al Friuli la Juve è ritornata al 3-5-2 simil-contiano. Retromarcia temporanea, imposta dalle assenze di Marchisio e Vidal. Con Pereyra costretto ad agire da interno, non c’era nessuno che potesse interpretare la parte del trequartista nel 4-3-1-2. Un sistema di gioco più contenitivo che esplosivo. Molto possesso palla come certificano i report: 66 per cento a 34 per cento per i bianconeri di Torino. Rari tiri in porta, appena due, mai così pochi per i campioni in carica nel torneo corrente. Non per caso la Juve è rimasta a secco per la terza volta in questo campionato, in precedenza non aveva fatto gol contro Genoa e Fiorentina. Il 3-5-2 come soluzione d’emergenza, la Juve «allegriana» ha trovato una sua identità con il 4-3-1-2, sistema che garantisce maggiore creatività. Col 3-5-2 si sta più coperti, anche se ieri, nel primo tempo, Pirlo e soci hanno concesso agli avversari due o tre ripartenze che potevano essere mortifere.

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A STRAMA QUEL CHE E’ DI STRAMA Dove finiscono i demeriti della Juve (di ieri) cominciano i molti meriti dell’Udinese. A Stramaccioni quel che è di Stramaccioni. Tatticamente la partita l’ha vinta lui, il tecnico di estrazione e formazione romanista. Ha disposto la squadra con un falso 3-5-2, in realtà Bruno Fernandes faceva il trequartista, rompeva le scatole a Pirlo in non possesso e si proponeva tra le linee quando l’Udinese si alzava. Il 3-5-2 mutante in 3-4-1-2 ha infastidito la Juve, l’ha tenuta in apprensione perché ogni palla persa in mezzo o sulla trequarti rischiava di trasformarsi in un ribaltamento di fronte. A centrocampo azzeccatissima la mossa di incollare Allan a Pogba. Il brasiliano ha stravinto il duello con mister 100 milioni, a un certo punto gli ha rifilato pure un tunnel. In difesa molto intelligente la scelta di affidare la marcatura del brevilineo Piris su Tevez. Piccoletto contro piccoletto, alla fine ha vinto il paraguaiano, complici gli errori di mira dell’argentino. Il problema dell’Udinese è stata la mancata capitalizzazione della superiorità tattica nel primo tempo, ma non si può avere tutto. Stramaccioni si conferma un allenatore «rompi-Juve». Con l’Inter andò a vincere a Torino, qui a Udine le ha negato il primo match-point scudetto. La Signora tende a stramazzare, quando c’è di mezzo Stramaccioni. Post scriptum: Di Natale si è fatto ammonire per un plateale mani nel finale. Diffidato, sarà squalificato e salterà Napoli-Udinese. Come da tradizione, Totò è allergico alle partite nella sua città. Ci viene in mente il titolo/ritornello di una vecchia canzone di Edoardo Bennato, alias Joe Sarnataro: sotto viale Augusto che ce sta? (Viale Augusto è a due passi dal San Paolo).

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