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Il derby dei predestinati

Le loro carriere non si sono sviluppate in contemporanea, ma Filippo Inzaghi e Andrea Stramaccioni, oltre ad essere due dei più giovani allenatori della nostra serie A, sono grandi amici. Lì uniscono la passione, l’età (41 anni Pippo, 38...

Monica Valendino

Le loro carriere non si sono sviluppate in contemporanea, ma Filippo Inzaghi e Andrea Stramaccioni, oltre ad essere due dei più giovani allenatori della nostra serie A, sono grandi amici. Lì uniscono la passione, l'età (41 anni Pippo, 38 il romano), successi importanti con le squadre giovanili (Inzaghi il Viareggio 2013 col Milan; Stramaccioni gli scudetti '07 e '10 con Giovanissimi e Allievi della Roma e la NextGen 2012 con l'Inter) e il Master di Coverciano frequentato insieme nella stagione 20' 12- ’ 13: in quel periodo Inzaghi iniziava la sua avventura in panchina con gli Allievi rossoneri; Stramaccioni, dopo l'apprendistato nelle ultime gare dell'annata precedente, prendeva possesso della panchina dell'Inter, confermato alla guida da Massimo Moratti. In campo non si sono mai affrontati. Solo una volta il destino li aveva messi uno di fronte all'altro, ma quel giorno - 6 maggio 2012 -, Inzaghi era infortunato e seguì dalla tribuna il primo derby di Stramaccioni, gara che i nerazzurri vinsero 4-2 "regalando" così lo scudetto alla Juventus proprio ai danni del Milan. 

Risvolti differenti

Per Strama oggi sarà un derby anche se le emozioni più grandi le vivrà la prossima settimana, quando con l'Udinese sarà di nuovo a San Siro, questa volta per sfidare la sua ex Inter. Per Inzaghi la sfida di oggi pomeriggio non avrà significati particolari se non quello di dover ritrovare la vittoria. Perché il suo Milan nelle ultime cinque gare ha raccolto solo 4 punti. Il tecnico, furbescamente, ha spostato il mirino sul gioco, soddisfacente dal suo punto di vista sia con Sampdoria che con Inter, ma è evidente che un mancato successo contro i friulani scaraventerebbe il Milan in una crisi di risultati profonda, alla vigilia dei tre gare tutt'altro che in discesa (Genoa in trasferta, Napoli in casa e Roma all'Olimpico). «Dopo buonissime prestazioni è giunta l'ora di dare tre punti alla nostra classifica, cercando di prenderli in tutti i modi: con l'Udinese abbiamo un solo risultato», ha tuonato Inzaghi, contento delle prestazioni della sua squadra, meno dei risultati («sarei preoccupato del contrario»), a differenza di Stramaccioni che in classifica ha messo insieme gli stessi punti del Milan, ma... «non sono soddisfatto di come giochiamo - ha sottolineato l'ex Inter -. I 18 punti sono frutto della nostra voglia di sacrificarci, di lottare e dell'organizzazione, ma abbiamo giocato bene solo in alcune gare. Ci manca ancora qualcosina per la quadratura del cerchio, ma col Milan mi aspetto risposte importanti».

Complimenti reciproci

Come detto, i due tecnici si conoscono e alla vigilia della partita non hanno mancato di spendere parole al miele l'uno verso l'altro: «Con Stramaccioni abbiamo fatto il corso insieme, lo stimo molto, è preparato e meticoloso: siamo amici - ha raccontato Inzaghi -. So che avrà preparato alla grande la partita, saremo avversari, ma da lunedì torneremo a essere amici: se vince l'Udinese, sono felice, spero però non accada questa volta ». Simili i pensieri del collega romano: «Inzaghi è una persona splendida, un amico, con un grande futuro davanti, spero da lunedì... Siamo simili nell'essere rompiscatole - ha aggiunto Stramaccioni - , nel martellare il gruppo: tutte e due le squadre cercano una continuità che nessuna delle due per ora ha trovato. Sebbene abbiamo obiettivi diversi, credo che Milan e Udinese siano accomunate dal fatto di cercare di costruire qualcosa con due allenatori nuovi e giovani».

Facciamo a  cambio?

Entrambi hanno problemi di formazione, ma anche di determinate qualità. Inzaghi andrà avanti col 4-3-3 - «possiamo giocare anche col 4-4-2, ma se in undici gare su dodici ho scelto il 4-3-3, significa che ho battezzato un sistema; non parlate di falso nueve, Menez è un centravanti come Messi lo è nel Barcellona» - e visti i problemi di Torres («non è finito, io ho giocato fino a 39 anni e da 30 ho avuto i miei migliori anni della carriera») prenderebbe volentieri con sé Di Natale: «Lo conosco e lo stimo, gli faccio i complimenti per i 200 gol, non si fanno a caso: ha sposato causa Udinese, ma avrebbe potuto giocare ovunque». Stramaccioni avrebbe bisogno di qualche fantasista: «Ci manca qualcuno capace di saltare l’uomo nell’uno contro uno, il Milan ne ha 3-4, vedi Menez, El Shaarawy, Honda e Bonaventura». Ognuno terrà per sé le sue frecce e la risposta come sempre la darà il campo.

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