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udinese
Questa una delle mie migliori stagioni? Francamente non saprei. È una situazione sicuramente diversa da quelle vissute in Germania e soprattutto in Turchia, nel Besiktas, dove ho trascorso tre anni conquistando e disputando pure la Champions League. Lì c’erano molte pressioni. Nell’Udinese invece no, c’è la giusta tranquillità. L’ambiente è familiare e hai la possibilità di essere un pochino più rilassato, nel senso di non vivere particolari tensioni".
SU UDINE
"C’è quella familiarità alla quale ho fatto riferimento che contraddistingue squadra e società. Io ho vissuto anche in città grandi, autentiche metropoli come Istanbul, dove non godevi di serenità. Quando, emergenza Covid permettendo, mi reco in centro a Udine, ognuno rispetta la privacy dell’altro, quindi l’uomo e dell’atleta. Anche quando mi capita di mangiare al ristorante nessuno mi disturba. Siamo cresciuti tutti, è migliorata sul campo la connessione tra noi giocatori, ma non posso nemmeno dimenticare i progressi che sta facendo Deulofeu.
Va anche evidenziato che l’Udinese è composta da diversi giocatori di valore, ed è inutile fare l’elenco, tutti li vedono all’opera. Poi c’è dell’altro, un’aria diversa e un’atmosfera particolare che identificano la squadra e la società in una grande famiglia. Ruolo? In primis dico che è importante giocare. In ogni caso preferisco essere un play, perché posso toccare più palloni essendo sovente nel vivo del gioco. Poi è chiaro che sto agli ordini. È l’allenatore che turno dopo turno, in base a tanti fattori, ti assegna il compito da svolgere".
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