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L'Udinese ha cambiato marcia contro l'Inter. Poi episodi, chiamiamoli dubbi, hanno tolto più di qualche punto ai bianconeri che distano sei lunghezze dall'Europa. Provarci è una motivazione, un dovere, non un vezzo. Consapevoli che Andrea Copperfield non può fare sempre miracoli. Si è deciso che per quest'anno zero di ricostruzione non si debbano fare investimenti importanti: il prossimo anno, con l'addio di Totò, la possibile partenza di Widmer e Heurtaux (ma non sono troppi?), ci sarà da lavorare parecchio sul mercato.
Perché tutti si attendono oramai il salto di maturità definitivo: come ha scritto Alfredo peduli, non c'era nemmeno bisogno del nuovo stadio per alzare l'asticella, ma si è voluto prima di annunciarlo, creare l'attico dove esibire il proprio gioiello. Ok, la prossima stagione ci sarà, la svolta è però già cominciata.
Una rivoluzione che Stramaccioni sta portando avanti in maniera silenziosa, ma che va avanti come un caterpillar. A luglio si è presentato quasi in punta di piedi, ha fiutato, ha basato, ha rispettato i quattro anni della precedente gestione per capire da dove iniziare a mettere mano. Ha mantenuto l'assetto, poi pian piano ha cambiato.
Prima ha portato le due punte, cosa che non si vedeva da tempo immemore a Udine. Poi ha cercato di dare nuovi leader, ponendosi con la carota e il bastone anche con i senatori: uno dei compiti più difficili: far capire a chi pensava di avere il posto assicurato, che il tempo è tiranno, sono utili, utilissimi, ma non indispensabili. La rosa è fatta da più giocatori e gioca chi merita in quel momento, per quanto visto in settimana e per come si pone l'avversario. Fatto, anche con una esclusione di Domizzi che dimostra quanto questo tecnico sia capace di scelte importanti, altro che giovane e inesperto.
Poi si è passati a lavorare sulle fasce: perché l'estemporanea difesa a quattro era solo un'esigenza dovuta all'emergenza. La difesa a tre è intoccabile, ma per supportarla servono laterali capaci di attaccare e difendere.
Il nuovo passo è cercare di dare sostanza all'attacco: per ora la società ha deciso che Niang e Quagliarella non erano investimenti da fare, si è preferito puntare su Aguirre e Perica, caratteristiche e esperienza diversa. Strama ha inventato il doppio trequartista, che poi è solo l'anticamera dell'attacco a tre punte.
Perché, se qualcuno non l'ha capito, lui è tutt'altro che difensivista: fin dalle giovanili giocava col tridente e il 3-4-3, ma per arrivare a riproporlo servono gli uomini giusti. Ovvio che la difesa è la prima base su cui fondare il resto, anche Zac lo faceva: si difendeva anche in 6, si attaccava in egual numero. Il tutto sostenuto da fame, mentalità vincente (mai sentirsi inferiori a nessuno), forma fisica.
Strama è riuscito a dare motivazioni a gente come Danilo che sembrava andare verso un pre pensionamento immeritato e prematuro. Ha dato gioco in mezzo, ha inculcato una mentalità che mostra come l'Udinese non tema di giocarsela in 10 contro 11 a Napoli o contro i Campioni d'Italia, ingabbiandoli.
Peccato che manchi qualche tassello: due attaccanti laterali che possano far giocare col 3-4-3 la squadra quando possibile, e che le fasce vanno ancora a fasi alterne. Però è la volta giusta, anzi la svolta giusta: l'Udinese targata Strama ha idee ben chiare per il futuro e il gruppo è cementato come all'epoca di Zac dove tutti credevano nelle idee del tecnico.
Però ora la parola passa alla società: quest'anno guai ad alzare l'asticella iniziando a porre pressioni per l'Europa. E' lì, è possibile, ma non è questo il punto. Quello che serve è davvero capire se col nuovo stadio si alzerà l'asticella, se si riuscirà a vendere solo uno dei big, se si sostituirà Di natale non con una scommessa, se si riuscirà a dare a Strama la possibilità di costruirsi la squadra, non solo di gestirla. allora si che la svolta sarà compita.
L'idea è che siamo sulla buona strada, ma solo il tempo sarà galantuomo. per ora godiamoci la crescita di un a squadra che deve scoprire le nuove armi (Aguirre e Perica) e attendere il rientro di tutti i componenti. Poi la primavera dirà il resto.
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