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Inguardabile

L'Udinese è inguadabile: senza identità, in balia dell'avversario, aggrappata agli episodi. Il tecnico è certamente responsabile, ma lo sono anche i giocatori e la società. Cercare un capro espiatorio non serve, l'anno scorso dovrebbe...

Monica Valendino

Inguardabile: se due indizi iniziano  fare una prova, tre sono quasi una certezza. L’Udinese non c’è più, anche se molti si chiedono se davvero ci sia mai stata: quei lampi di dicembre sembrano lontani e per fortuna che hanno portato punti che tengono questa squadra ancora lontana dalla zona rossa, ma come l’anno scorso sembra che manchi la motivazione per giocare.

L’impronta aggressiva che sembrava aver dato il tecnico è smarrita, andata: qualcuno azzarda che dietro la crisi dell’Udinese  ci sia proprio questo aspetto. Non è che Colantuono abbia caricato troppo le gare e, soprattutto, i giocatori? Ma sull’allenatore pesano anche altre critiche: la gestione dei cambi pare ancora carente, perché ad esempio Zapata non viene lanciato inizialmente per poi eventualmente sostituirlo nella ripresa? Poi perché quei giocatori tanto attesi nei mesi scorsi sono ancora nel dimenticatoio, preferendo elementi che attualmente sono palesemente fuori forma?

Oggi la squadra sembra quella di inizio stagione sempre in balia dell’avversario e degli eventi e la sensazione è che quello che si diceva a inizio anno sia confermato anche ora: al di là di eventuali responsabilità del tecnico, manca qualità e di certo questo influisce in campo. Ma come l’anno scorso ha anche poche motivazioni, se non arrivare a una salvezza che sembra alla portata nonostante tutto. Non ha ancora negli occhi quella fame che dovrebbe spingerla a giocare come una finale ogni singola partita, sembra vivere sulla sicurezza che chi sta dietro non la raggiungerà e chi sta davanti sia irraggiungibile.

L’anno passato Stramaccioni fu messo in croce alle prime sconfitte, ma alla seconda di ritorno aveva quattro punti più di oggi, e alla 21/ma l’Udinese  fermava la Juve lanciata verso lo scudetto con un prestazione di assoluto rilievo.

La scorsa stagione è stato fin troppo facile per qualcuno trovare nel tecnico il capro espiatorio, oggi l’errore sarebbe comunque fare la stessa cosa: Colantuono certamente ha delle responsabilità  in questa crisi, ma come le vittorie anche le sconfitte vanno distribuite tra tutte le componenti, società compresa.

Pozzo  manderà tutti in ritiro, ma forse anch’essa deve intervenire prontamente e più profondamente. Non solo sul mercato per dare qualità a una rosa che appare sempre più appassita, ma anche come presenza costante. Vista da fuori la situazione sembra piena di tante parole e pochi fatti.

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Ci sarà da ragionare anche su Di Natale: non si creino casi, ma in modo limpido si deve capire su quanto possa dare da qui a maggio e se Colantuono crede ancora in lui. La risposta è essenziale: se c’è ed è integro, gli attaccanti col rientro di Zapata possono bastare, altrimenti serve intervenire anche in questo reparto.

Ma serve intervenire soprattutto sulla mentalità: Udine una volta era il trampolino di lancio di tanti bei giovanotti, anzi la critica era proprio che mancava esperienza. Oggi si punta solo su giocatori da rilanciare, ma da quando questa nuova politica è subentrata quanti realmente l’hanno fatto?

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