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L’Udinese è salva, ma c’è poco da festeggiare

Udinese salva alla penultima giornata, anche grazie al risultato del Carpi. Non c'è molto da festeggiare in questa stagione, anzi ora c'è subito da riflettere sugli errori commessi

Monica Valendino

La salvezza è conquistata, ma c’è poco da festeggiare per il club e per i calciatori dell’Udinese. Ora c’è da riflettere e tanto. I giocatori sono i primi responsabili della stagione: quando si parla di qualità si sbaglia a pensare solo ai piedi, un calciatore è completo anche se ha testa. E a volte sembra che quella dei bianconeri sia stata spesso distratta. Dal mercato, dalla consapevolezza che Udine è sempre di passaggio, comunque vada a finire.

Si torna quindi a parlare della necessità di avere uno zoccolo duro di italiani. Almeno 5-6 in campo, perché loro come ha detto recentemente a questo giornale Pierpaolo Marinosi fanno il sedere’ e fanno da guida a tutti quelli che non capiscono cosa significhi indossare questa maglia.

La politica societaria negli ultimi anni è cambiata, vuoi per necessità, ma vuoi anche per scelta. Dalle critiche per la mancanza di esperienza, con la rosa che era di fatto sempre la più giovane d’Italia (Guidolin se ne lamentava spesso), fino all’arrivare a giocatori a fine carriera o quasi.

In entrambi i casi non c’è stato equilibrio: il rammarico di anni fa è di non aver trattenuto qualche giocatore, abbinando un acquisto esperto per fare il salto di qualità. Oggi questa squadra sembra vecchia di testa, priva di entusiasmo, ferma nel pensare ai suoi guai e alle ambizioni personali.

Serve rivedere la politica in generale: lo stadio è stato un punto d’arrivo, ma sembra aver distolto l’attenzione dai rapporti con la gente. Manca l’anima: al popolo bianconero da 1000 euro al mese non servono le Club House o via dicendo, serve passione. Quella che magari nasce da un terzo tempo assieme, dalle cene settimanali nei club, dal rapporto quotidiano a fine allenamento. Cose che sono venute clamorosamente meno.

Serve poi scegliere bene l’allenatore: Colantuono non sembra essere stata una scelta azzeccata, anche se non era lui da solo la causa dei guai bianconeri. Ora serve capire se De Canio può prendere in mano la nuova stagione. Cambiare ancora col rischio di sbagliare potrebbe risultare fatale se chi arrivasse non si calasse subito nella parte di un ricostruttore.

Ma ora è tempo anche di capire chi sarà l’erede di Di Natale. Domenica smette a Udine, ma la sua eredità andava presa prima da qualcuno. L’Udinese non si potrà esimere dal fatto che servirà un acquisto importante davanti per iniziare a mettere le basi di un nuovo ciclo. Finalmente  senza sofferenze.

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