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Under pressure

L'Udinese è già sotto pressione alla seconda giornata: la cosa peggiore però ora è cercare alibi alla squadra, che nonostante tanti proclami rimane mediocre e troppo eterogenea

Monica Valendino

 

C'è già una pressione elevata in casa Udinese, eliminata dallo Spezia al primo turno di Coppa Italia e travolta dalla Roma. Radio spogliatoio, benché i commenti vogliano sempre mostrare sorrisi, dice che non c'è proprio tranquillità come è ovvio che sia. Il 'caso Heurtaux' ne è l'esempio. Al di là delle questioni di merito che hanno spinto il francese a rispondere duramente sul suo profilo Instagram, rimane il metodo non proprio ortodosso per rispondere alle critiche.

E gli alibi che si cercano non aiutano. La questione giovani, il rigore generoso, la zolla sbagliata, la questione senatori, ne abbiamo sentite di tutti i colori in questi anni, compreso uno stadio cantiere due anni fa che avrebbe condizionato il rendimento. In realtà la questione va vista per quella che è: la squadra è mediocre e i risultati non arrivano a causa degli errori commessi dai giocatori. Punto.

Ora l'Empoli all'orizzonte è già una sfida salvezza, di quelle da vincere a tutti i costi per iniziare a fare quella legna necessaria (leggasi 40 punti) che consentono di rimanere in A. L'Udinese deve guardare alla realtà dei fatti, non può illudersi e queste gare sono da portare a casa interamente.

Di certo i bianconeri non ci arrivano con lo spirito giusto: 7 gol presi in due gare ufficiali, un'identità di gruppo e tattica che ancora non c'è (basta vedere il 3-5-1-1 catenaccio mostrato a Roma), ma soprattutto una concorrenza spietata tra giocatori sullo stesso piano costringerà il tecnico a studiare bene le mosse da fare.

Probabile che si torni al trequartista, con De Paul dietro le due punte (sempre Zapata e Matos con Thereau ancora squalificato e Peñaranda ancora in divenire). Poi Fofona e Badu a protezione diventano necessari se giochi con un giocatore più avanzato, mentre a se a destra è certo Widmer a sinistra il buco è evidente con Armero e Adnan quasi impresentabili. Rimane Jankto che Iachini forse non reputa adatto in fase difensiva: sarà, ma il giovane ceco ha dimostrato di saperci fare, merita fiducia.

In difesa Angella, Danilo e Felipe sembrano certi.

Cambia qualcosa? a livello attico e tecnico poco o nulla, il problema è che non ci sono giocatori che fanno la differenza. E non la fa nemmeno un modulo che non si capisce perché venga ostentato orgogliosamente da anni. Quasi 200 gol presi in queste stagioni dovrebbero far accapponare la pelle a chiunque, invece si dà fiducia a un progetto che ha fatto le sue fortune quando c'erano gli interpreti giusti. Cambiare però non sembra possibile così facilmente: uno perché mancano i terzini capaci di farlo (spostare Armero dietro non sembra la soluzione migliore), in secondo luogo  perché si sono presi tanti doppioni in certi ruoli e ora stravolgere tutto rischierebbe di far diventare la concorrenza ancora più spietata con conseguenti nervosismi che già si intravedono.

Per cui serve prima di tutto lavorare sulla testa, ma non è facile visto che le insicurezze i difetti sono congeniti. Insomma l'Udinese è sotto pressione e siamo solo alla seconda giornata. Gli allarmi sono rimasti inascoltati, ora serve urgentemente una svolta che consenta di far lavorare nella sosta in maniera tranquilla.

Ma rimangono i problemi. Vedremo e gli ultimi giorni di mercato se cambierà qualcosa, consapevoli che in questo gruppo manca soprattutto uno zoccolo duro di italiani che siano gli allenatori in campo e che mettano ordine in uno spogliatoio eterogeneo.

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