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Pordenone, la ‘Fabbrica del Sorriso’

Il Pordenone si appresta a una sorta di esami di stato per capire se davvero può materializzare il sogno Serie B. Ma intanto rimane l'idea che sta portando al successo: una fabbrica del sorriso, che ricorda l'epopea di Sanson e Giacomini a Udine....

Monica Valendino

Chiamatela la Fabbrica del Sorriso: perché questo Pordenone, secondo in classifica in Lega Pro  si appresta agli esami di stato per capire se davvero può scrivere una delle favole calcistiche più belle degli ultimi anni, e che ha come fondamenta una sola cosa, il sorriso per l'appunto.

Arrivare al Centro De Marchi è un piacere, l'atmosfera che si respira ti riconcilia con una passione che da altre parti  non esiste più da tempo oramai.

Incontri mister Mago Tedino che si sofferma  raccontare aneddoti di calcio, trovi il presidente Lovisa che tiene tutto sotto controllo.  Questa squadra, questo ambiente ricordano da vicino l'Udinese che fu di Sanson e Giacomini e non solo per come giocava il tecnico friulano allora che somiglia al calcio d'avanguardia del tecnico friulano d'oggi.

Un presidente appassionato e presente, ma che sa dove finiscono i suoi compiti e delega agli altri il resto. Un allenatore che sa fare gruppo, che pretende tanto, ma che in cambio insegna calcio e non fa distinzioni. Questi sono 'i suoi ragazzi'. Così si scopre che gente dimenticata dal grande calcio, vedi, CattaneoStrizzolo o Marchi, si ritrovano ad essere determinanti, che altri giocatori da rilanciare vedi Pederzoli, Mandorlini o Pasa si mettono all servizio del gruppo portando quella classe che può fare la differenza. Senza scordare Berrettoni (ex Lazio) e Beltrame (scuola Juve) e tutti gli altri.

Fa specie che il primo le serie superiori se lo siano fatto scappare. "Va bene così - co ha detto di recente - se sono esploso tardi vuol dire che doveva andare in questa maniera". Pasa è dell'Inter, Stramaccioni lo aveva fatto esordire in prima squadra, oggi chissà se qualche dirigente nerazzurro inizia a capire che anche nel vivaio c'è speranza. Mandorlini a Brescia sembrava imporsi, poi...

Insomma il Pordenone è stato abile nel saper guardare a quello che gli serviva, ruolo per ruolo, andando a prendere solo quel tipo di giocatori a colpo sicuro. E facendoli sentire a casa. Perché il segreto è che quando arrivi al campo allenamenti un sorriso, una battuta, una chiacchierata con i protagonisti non viene negata a nessun tifoso. E la passione nei loro confronti cresce.

Farsi volere bene non è difficile e non sono solo i risultati a contribuire: perché quando regali sorrisi, ne riceverai sempre in cambio, quando elevi muri non puoi pretendere molto. Qualcuno sostiene che in Serie A non  si possono fare certe cose. Perché, è la domanda? Provateci, poi scoprirete che forse aprirsi alla gente non è poi così difficile e tante polemiche, tante tensioni, un calcio che sembra distaccato, magari può cambiare.

Ora per i neroverdi comincia un ciclo di ferro: Bassano, Alessandria, Reggiana, Feralpi Salò, Cittadella, nomi che magari non dicono molto a qualcuno, ma che in Pro sono colossi. Se i Ramarri supereranno anche questi ostacoli, la parola Serie B davvero prenderà forma. Altrimenti i Playoff rimangono comunque alla portata e comunque vada sarà un successo: si sta costruendo un modello che ricorda davvero l'epopea Sanson e Giacomini a Udine.

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