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Parma, Gazzetta: club contrari, Serie A a 19 squadre?

Federcalcio e Lega ragionano sull’exit strategy ma si rendono conto che il caso Parma diventa sempre più complicato. Troppi i soldi in ballo, troppi i cavilli legali, troppi gli ostacoli di varia natura che si frappongono all’ipotesi del...

Monica Valendino

Federcalcio e Lega ragionano sull’exit strategy ma si rendono conto che il caso Parma diventa sempre più complicato. Troppi i soldi in ballo, troppi i cavilli legali, troppi gli ostacoli di varia natura che si frappongono all’ipotesi del traghettamento fino alla fine della stagione. Sono lievitati a 10 gli iniziali 5 milioni previsti per consentire al Parma di sopravvivere e di mantenere il titolo sportivo fino all’asta. Chi paga? Il curatore fallimentare consentirebbe l’esercizio provvisorio solo a fronte della garanzia che quei soldi ci siano davvero. La Lega Serie A, proprio ieri, ha ammesso per la prima volta ufficialmente che potrebbe farsene carico con un comunicato in cui parla di future determinazioni «nell’ambito della procedura concorsuale e di concerto con gli organi fallimentari». Ma l’assemblea del 6 marzo, convocata per discutere della crisi parmigiana, non sarà una passeggiata. Diverse società sono contrarie al “salvataggio”: tra queste ci dovrebbero essere Atalanta, Chievo, Fiorentina, Napoli, Roma, Udinese, Verona. 

RINUNCIA Se quei 10 milioni, come da prassi, venissero richiesti in egual misura a tutti i club si tratterebbe di mezzo milione a testa: poco per una big, tanto per una piccola. La verità è che la Lega non dispone di entrate proprie da gestire in autonomia: i ricavi collettivi (dai diritti tv al pallone alle figurine) sono partite di giro che finiscono nelle casse delle società secondo discipline rigidissime. Si potrebbe pure costituire un fondo prelevando da questa o quella posta, ma deve necessariamente passare da una delibera assembleare. E si tratta comunque di una rinuncia, più o meno importante, da parte delle associate. Il caso del fondo per il Parma, peraltro, è inedito ed eccezionale a tal punto che nell’assemblea di venerdì prossimo si cercherà l’unanimità dei consensi e non la semplice maggioranza prevista dallo statuto (14 voti) perché il rischio di un’impugnazione da parte di chi ha votato contro è elevatissimo. Difficile, se non impossibile mettere d’accordo tutti. Diversi dirigenti ritengono che non sia giusto intervenire per aiutare una società di capitali che è arrivata a questo punto in seguito alla gestione dei suoi amministratori. E qualcuno ricorda: «Dobbiamo pensare noi a salvare il Parma dopo che in questi anni hanno drogato il mercato?». Una via d’uscita potrebbe essere quella di accendere un mutuo: diluendo il pagamento su più annualità, il contributo pro-quota si alleggerirebbe e verrebbe esteso alle società che nel corso delle prossime stagioni si affacceranno alla Serie A.

OGGI SE NE PARLA Il caso verrà già discusso oggi in consiglio federale. Sarà l’occasione per una riflessione collegiale sulle conseguenze di questa o quella scelta. Figc e Lega vogliono preservare la regolarità del campionato, non solo per una questione di immagine ma anche per i potenziali pericoli di una causa delle pay tv. Però c’è anche da valutare un altro aspetto: aiutare con un intervento finanziario una società in difficoltà costituirebbe un precedente che potrebbe ledere il principio di pari concorrenza. Così nei palazzi del calcio si comincia a discutere sullo scenario terribile di una Serie A a 19 squadre. L’esclusione del Parma scatterebbe alla quarta rinuncia a presentarsi in campo: tutte le partite fino alla fine del campionato vedrebbero l’assegnazione del 3-0 a tavolino per la squadra avversaria. C’è chi guarda il calendario e osserva che nelle quattro partite giocate dagli emiliani nel girone di ritorno solo la Roma ha lasciato punti, pareggiando. Tutte le altre rivali hanno vinto e questo porterebbe, Roma a parte, a un’equiparazione delle condizioni tra chi deve ancora giocare col parma e chi ci ha già giocato. Il solo fatto che si sentano questi ragionamenti da parte dei dirigenti rende l’idea di quanto grave sia la situazione e di come, ormai, non venga esclusa nessuna ipotesi, neppure quella più inquietante.

"Tratto dalla Gazzetta dello Sport

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