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Coronavirus, Farcomeni: “Giocherei a porte chiuse finché non arriva il vaccino”

Alessio Farcomeni, Ordinario di Statistica all’ Università di Roma Tor Vergata, esperto di Statistica applicata alla Medicina e all’ Epidemiologia, ha parlato di una possibile ripresa del calcio dopo l'emergenza Coronavirus

Redazione

Il Coronavirus ha spezzato oltre che la vita di migliaia di persone, anche la magia del calcio e tutto ciò che ne deriva. Una ripresa è possibile, ma solo in condizione di assoluta sicurezza. Alessio Farcomeni, Ordinario di Statistica all’ Università di Roma Tor Vergata, esperto di Statistica applicata alla Medicina e all’ Epidemiologia, ha spiegato in che modo il calcio può riprendere la sua attività. Queste le sue parole al Corriere dello Sport: "Da un punto di vista di sanità pubblica non la ritengo una cosa impossibile. È il momento in cui il numero di persone con l’infezione è massimo in Italia; il momento peggiore. Ma, dopo un periodo di alcuni giorni, il numero di persone infette comincerà a diminuire; cioè i nuovi contagi saranno sempre meno delle guarigioni e, purtroppo, anche dei decessi".

Se si riprende, porte aperte o porte chiuse?: "La differenza più importante riguarda il numero di persone contemporaneamente nello stesso luogo, a poca distanza una dall’altra. È stata avanzata l’ipotesi, che non ritengo implausibile, che il terribile focolaio epidemico di Bergamo sia legato alla partita di Champions League Atalanta-Valencia. Fino all’arrivo di un vaccino senza dubbio giocherei a porte chiuse".

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