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Di Cintio sul caso Commisso: “Il Codice di Giustizia Sportiva vieta ai tesserati di esprimere certi giudizi”

L’Avvocato esperto di diritto sportivo dopo le dichiarazioni del patron della Fiorentina: “Gli eccessi minano gli equilibri del sistema calcio e quello dell’arbitro è un ruolo che va tutelato”

Redazione

Torino, 4 febbraio 2020 – «Nicchi ha ragione, gli arbitri possono sbagliare e gli errori ci sono e ci saranno sempre. Per il bene del calcio bisogna evitare illazioni avventate, tutelando un ruolo molto delicato come quello dei direttori di gara».L’avvocato Cesare Di Cintio interviene a proposito della polemica arbitrale lanciata dalle dichiarazioni del presidente Commisso dopo Juventus-Fiorentina per sottolineare quanto sia importante, per chi rappresenta il calcio ad alto livello, avere sempre comportamenti adeguati: «La soluzione agli errori arbitrali non si trova con accuse pesanti e gravi. Il dialogo è la chiave. Senza eccessi che minano il già precario equilibrio del sistema calcio».

Anche perché «La disciplina relativa alle dichiarazioni lesive è contenuta espressamente all’art. 23 del Codice di Giustizia Sportiva FIGC secondo cui è fatto divieto a tutti i soggetti dell’ordinamento federale di esprimere pubblicamente giudizi o rilievi lesivi della reputazione di persone, società o di organismi operanti nell’ambito del CONI, FIGC, UEFA e FIFA pena l’applicazione delle sanzioni indicate al comma 3».

Quindi anche il regolamento richiama ad atteggiamenti responsabili. «Con la previsione di cui all’art. 23 del Codice di Giustizia Sportiva – aggiunge l’avvocato Di Cintio - il legislatore federale ha inteso dare rilievo ai giudizi espressi pubblicamente da tutti i soggetti dell’ordinamento federale che siano in grado di ledere la reputazione di persone, società o organismi operanti nel CONI, FIGC, UEFA o FIFA, prevedendo in tale evenienza l’applicazione delle sanzioni indicate al comma 3». 

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